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ULTIMISSIME DAL CONNA
Luglio 2001

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Ultimissime

30 luglio 2001 
LA PAURA 
Le poche radio che sono rimaste, rispetto alla miriade di "locali" che esistevano prima del loro assorbimento da parte delle reti nazionali, hanno deciso di non arrendersi, e ogni giorno che passa altri amici si uniscono ai ricorrenti contro la legge 66/2001 che rappresenta una sorta di ostacolo insormontabile anche per quelle aziende che già hanno dipendenti e sono costituite in società. 
Non c'è voluto molto infatti per far capire ai titolari più lungimiranti che i soprusi della 66/2001 non sono destinati ad esaurirsi, ma proseguirebbero alzando gradualmente il livello delle vessazioni, un po' come avviene in atletica leggera nella specialità del salto in alto, dove l'asta da superare viene sollevata poco per volta (già la bozza di regolamento per il digitale prevede 5 assunzioni per le radio e 20 per le televisioni, nonché garanzie di capitale astronomiche).
Alla fiducia e alla speranza nell'operazione di difesa condotta dal Conna, impegnato a lottare su diversi fronti contemporaneamente, si è però insinuata la paura di perdere tutto senza praticamente riuscire a recuperare nulla della propria stazione: condizioni ideali queste per cedere alle pressanti offerte degli "acquirenti!", o meglio, dei loro emissari che con una tecnica fatta di lusinghe che di volta in volta vengono "aggiustate" alla personalità del potenziale venditore (si va dal brusco al mellifluo) cercano di sfruttare il momento di sbandamento.
E' bene a questo punto chiarire le cose perché - come è noto - in tutte le disgrazie fa più vittime il panico della specifica causa incidentale.
Il ritardo della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto/regolamento di cui il Conna ne ha disposto l'impugnazione attraverso i suoi legali come primo atto amministrativo conseguente alla legge 66/2001, non ha neutralizzato la nostra azione come probabilmente si è tentato di fare, ma ha solo potuto ritardarla: essa ci sarà e ci darà ampia soddisfazione, dando inizio ad una grande rivendicazione generale.
Tuttavia esaminiamo ora le cose sotto l'aspetto più pessimistico.
Il Tar del Lazio, per ipotesi,  decide malauguratamente di esaminare il nostro caso pochi giorni prima della scadenza del 30 settembre quando, impauriti, molti titolari di ditte individuali hanno già deciso di mettersi al sicuro pensando di vendere o dando luogo alle più strane e innaturali società.
Calma amici, e ancora calma, che è dei forti, e noi lo siamo.
Perché tanta preoccupazione? Intanto come è avvenuto per le televisioni che avrebbero dovuto presentare entro la data del 30 giugno dello scorso anno società già costituite, ci sarebbe un doveroso e indispensabile slittamento dei termini di presentazione della documentazione per compensare il grande ritardo con cui è avvenuta la pubblicazione del decreto/regolamento sulla Gazzetta Ufficiale (che dovrebbe avvenire nei primi giorni di questa settimana).
In questo caso, al 30 settembre  basterebbe semplicemente manifestare l'intenzione di trasformarsi in società riservandosi di darne prova successivamente.
Per i dipendenti, come già previsto, sarà sufficiente allegare alla documentazione richiesta due lettere di ingaggio dirette ai potenziali lavoratori, iscrivendoli contemporaneamente presso gli uffici di collocamento, con riserva di assumerli entro il 28 gennaio 2002.
Qualcuno, ormai invaso dalla febbre da svendita ora penserà: "ma non sarà troppo tardi allora per trovare un acquirente?".
Niente affatto; per le televisioni, dalla presentazione delle domande come abbiamo detto al 30 giugno del 2000 al rilascio delle "concessioni" e "autorizzazioni" (fasulle entrambe, prodotte da una operazione pazzesca, non dimentichiamocelo mai) è passato circa un anno, e per le radio (considerata la situazione radioelettrica assai più complicata delle tv) la Commissione ministeriale impiegherebbe senz'altro più tempo nel formulare le graduatorie consentendo di prendere decisioni con tutta la calma possibile. 
Servano queste semplici considerazioni a rincuorare quanti temono di perdere la loro amica radio, il loro punto di lavoro, di passione e di dedizione.
Considerazione finale. Chi l'avrebbe detto; dopo aver arricchito i loro avversari, molti operatori radiofonici, improvvisamente, guardandosi intorno, si sarebbero accorti che l'unica associazione di categoria esistente in Italia, incorruttibile e battagliera, dotata delle giuste competenze su cui potevano contare sarebbe stato il Conna.
A parte il nucleo portante dei nostri iscritti che da decenni hanno capito chi siamo e che in questi giorni sono lanciati insieme al direttivo ad informare quanti sono ancora all'oscuro di tutto (sembra strano ma ce ne sono ancora tanti) dagli altri, se vinceremo, ci aspettiamo delle scuse. Per averci sottovalutato.  
 
Mario Albanesi
 
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NOTA DI SERVIZIO  
Ieri è stata inviata posta riservata ai ricorrenti. Quanti non avessero ricevuto in e-mai l'elenco del fondo cassa per le spese legali e relative comunicazioni operative ci informino immediatamente al   conna@conna.it.. 
La segreteria.

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27 luglio 2001 
GIALLO 
Con una brutta espressione che anche noi oggi usiamo, i giornali spesso abusano della definizione  "giallo" volendo intendere un fatto inesplicabile che non sempre regge la proporzione con la forte parola.
Forse saremo un tantino esagerati anche noi, ma era già difficile spiegare il  grande ritardo rispetto al 30 giugno della pubblicazione del decreto-regolamento della legge 66/2001 che ci era stato assicurato dai dirigenti della Gazzetta Ufficiale avrebbe visto la luce nel numero di ieri 26 luglio; ancora più misterioso quindi appare un controordine che sembra sia giunto nella redazione del giornale ufficiale nel pomeriggio di mercoledì 25.
Mentre stiamo cercando di capire dal direttore della "Gazzetta" i motivi della non pubblicazione, abbandoniamo il colore giallo, per ricordare che a Roma una espressione popolare parla di "sorci verdi" da far vedere a chi avesse abusato della propria carica per condurre i suoi affari personali. Lor signori sono avvertiti: siamo pronti ad agire in tutte le sedi legali possibili e contro chiunque.
 
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26 luglio 2001 
IL BOLLINO 
La Siae mostra sempre più le crepe vistose dalle quali è ormai solcata in profondità. Ottenuta una legge estremamente repressiva, la 248 del 18 agosto 2000 che le stesse forze dell'ordine stentano ad applicare tanto risultano sproporzionate le sanzioni, qualcuno ora comincia a domandarsi quanto sia stato poco saggio affidarsi ad un legislatore oltranzista (probabilmente un interno Siae) che non ha pensato che misure squilibrate -  risultando nella pratica inapplicabili .-  difficilmente sono sostenibili sulla distanza.
Basta pensare che la vendita per strada di un disco cd può far guadagnare al "delinquente" sorpreso sul fatto da sei mesi a tre anni di reclusione, ben più di quanto è previsto nella pratica per gli svaligiatori di appartamenti, per i topi d'albergo o più semplicemente per gli scippatori che non di rado sono anche assassini.
Uno stop alle pretese Siae, che tutto volendo ottenere in forza di una arroganza inaudita finirà per stringere ben poco, viene da una sentenza pronunciata dal giudice per le indagini preliminari di Torino che ha considerato un abuso da parte della Siae aver imposto l'apposizione del famigerato  "bollino" su prodotti di software, esentati peraltro dall'articolo 181 bis della vecchia legge 633 del 1941.
Mentre sono in corso scambi di vedute al fine di chiedere rimborsi fra coloro che per tanto tempo sono stati taglieggiati da una pratica che il giudice di Torino ha condannato, ci domandiamo se la direzione della Siae intenda affossare completamente la propria azienda anche in termini di immagine, non provvedendo a far modificare immediatamente la sopraccitata legge che sta tenendo ingiustamente con il fiato sospeso radio e televisioni locali di tutta Italia cui è vietato duplicare prodotti sonori per puro uso di stazione secondo una prassi consolidata adottata da tutte le emittenti del mondo.

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25 luglio 2001 
COLPO GROSSO 
Ebbene sì,
hanno tentato il colpo grosso della illegalità che siamo riusciti in buona parte a sventare.
I ministeriali, che non abbiamo mai inteso criminalizzare oltre misura ritenendoli anch'essi vittime di quel cumulo di vergogne imposte dalla legge Mammì in poi, questa volta si sono prestati ad un gioco ignobile e disonorevole mostrando un attendismo ingiustificato, evitando accuratamente di pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale il decreto/regolamento  sulla legge 66/2001 che abbiamo aspettato ansiosamente per tanto tempo.
Un tranello di questo genere, meritevole di una inchiesta che accerti chi si è assunto l'onere di dar luogo ad un abuso così evidente, a nostro giudizio è stato ideato per due principali ragioni:
1) non ufficializzando sulla Gazzetta il decreto/regolamento, significava ritardare il più possibile il giudizio del collegio giudicante del Tar cui si è rivolto il Conna: si è temuto in sostanza che emergendo le numerose incostituzionalità di cui il provvedimento è permeato - dovute al testo della legge  n.66/2001 che lo ha generato - i grossi interessi nel mondo radiofonico affaristico e lo stesso prestigio dell'apparato ministeriale ne venissero lesi;
2) si è voluto dare modo alle reti nazionali e alle macroimprese radiofoniche multiregionali di allargare le proprie possibilità di copertura del territorio facendosi largo a gomitate" con le modifiche introdotte all'ultimo momento al testo pubblicato ufficiosamente in Internet fin dal 28 giugno scorso e tenuto nel cassetto per ragioni evidentemente ben precise.
Siamo dell'idea che una commissione di inchiesta non farebbe fatica a provare l' interesse di qualcuno negli atti di ufficio di cui stiamo parlando,  basterebbe confrontare semplicemente il testo modificato con il precedente e anche ad un carabiniere semplice il gioco apparirebbe chiarissimo. Inoltre, ben difficilmente potrebbe essere trovata una spiegazione al fatto che contro la stessa legge 66/2001 che imponeva l'emanazione del decreto/regolamento  entro il 30 giugno scorso, il ritardo doloso sia stato di ben 26 giorni.
Abbiamo parlato di 26 giorni non a caso,  perché dopo infinite pressioni esercitate soprattutto sull'Ufficio legale ministeriale, ci era stata promessa l'uscita in Gazzetta Ufficiale lo scorso giovedì  o al massimo il giorno seguente venerdì 20 luglio.
Parlando con la direzione della Gazzetta Ufficiale invece siamo venuti a conoscenza che il decreto era stato trasmesso dall'Ufficio legale di Largo Brazzà appena giovedì 19 luglio e che non poteva essere pubblicato a causa di normali tempi tecnici obbligati, non prima del  26 luglio.
Questa, la narrativa di una squallida vicenda che se risulterà ostativa alla discussione al Tar della causa promossa dalla nostra associazione (siamo alla fine di luglio!) avrà senz'altro un risvolto penale.   
 
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24 luglio 2001 
TROPPO COMODO! 
Dopo la pubblicazione della bozza di regolamento per il digitale, grande allarme fra le televisioni cui sarebbero imposti 20 dipendenti (e 5 alle radio) , più garanzie economiche "astronomiche".
Da più parti ci viene detto che "questa storia deve finire" con riferimento alle infinite illegalità cui le emittenti sono rimaste vittime negli ultimi 11 anni.
Siamo d'accordo con i gestori di piccole e medie televisioni, ma perché,  pensando la cosa li riguardasse marginalmente, hanno lasciato sole le radio a ricorrere al Tar ( fra tutte le tv iscritte al Conna, appena due si sono associate al ricorso)  contro l'imposizione di due dipendenti e la trasformazione delle ditte individuali in società?
E' troppo comodo amici televisivi infischiarsi dei problemi degli altri quando basterebbe un minimo di riflessione per accorgersi che la barca è unica e che la volontà di farla affondare con radio e televisioni locali dentro è chiara e manifesta.
Cominciate con il contribuire a creare il fondo legale comune, inviando la scheda di adesione al ricorso al Tar e vedrete che tante cose riusciremo a metterle in chiaro e non solo quelle che riguardano l'imposizione dei dipendenti.
 
AVVISO  IERI ABBIAMO INVIATO IN POSTA RISERVATA IL RESOCONTO ECONOMICO AI QUATTRO GRUPPI IN CUI ABBIAMO DIVISO I RICORRENTI, ALCUNI DEI QUALI, PER IMPERFEZIONE NEGLI INDIRIZZI E-MAIL NON LA RICEVONO.
PERTANTO, QUANTI  SI TROVASSERO IN QUESTE CONDIZIONI, CI MANDINO IMMEDIATAMENTE UNO SCRITTO ALL'E-MAIL  CONNA@CONNA.IT CON L'INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA ESATTO. 

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21 luglio 2001
AGGIORNAMENTO TESTO PROVVEDIMENTO PER LA RADIOFONIA
Avvisiamo i nostri lettori che il Ministero delle Comunicazioni ha modificato il testo del provvedimento per la presentazione della domanda di concessione per la radiodiffusione sonora datato 28/06/2001già pubblicato sul nostro sito.
Invitiamo pertanto i titolari delle emittenti a sostituirlo con il nuovo datato 16/07/2001 che è consultabile e/o scaricabile dalla nostra Home Page.

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20 luglio 2001
BENVENUTI
Dopo aver commentato il contenuto dello schema di regolamento per il digitale (leggibile cliccando qui), non sono mancate le prime telefonate allarmatissime che mostravano perplessità, incredulità, stupore e soprattutto indignazione. "Ma allora ci vogliono far fuori tutti" era la frase più ricorrente. Ebbene sì, è stata la nostra risposta.
Negli Anni Settanta e Ottanta tra tutte le odiose forme di diffamazione che sono state utilizzate nei nostri confronti (non contano nulla, hanno in testa hanno solo fantasie, la libertà non esiste contano solo i soldi ecc...) c'era anche quella di essere degli allarmisti. 
Quando pubblicammo sul nostro giornale Nuove Antenne la Radio imbavagliata, quella che appare sulla copertina del nostro sito, qualcuno rise, qualcun altro dotato di maggior fantasia pronosticò la chiusura di buona parte delle emittenti, meno la sua, altri pensarono la stessa cosa...
E' per questa lungimiranza che la nostra associazione si trova oggi per la prima volta dalla sua costituzione investita di un compito di eccezionale importanza.
Non è infatti contestabile da nessuna persona ragionevole che dalla azione vincente o perdente del CONNA dipende L'ESISTENZA O MENO delle emittenti locali televisive e radiofoniche.
Non intendiamo con questo autolodarci, non è il caso, abbiamo troppo da fare, eppoi non è il momento, ma è la pura verità: se il ricorso contro la legge 66/2001 ed il suo relativo decreto/regolamento dovesse volgere al peggio, la strada impostata in direzione di una ulteriore selezione definitiva a favore delle imprese miliardarie sarebbe aperta. 
Rimarrebbe l'ultima carta da giocare del ricorso alla Corte di giustizia europea, compito ANCHE QUESTO che solo il CONNA sarebbe in grado di svolgere, non certo quelle associazioni colpevoli di aver suggerito l'assunzione obbligatoria di dipendenti e accettato che le varie leggi dalla Mammì in poi basassero la "Selezione" sul capitale posseduto. 
Quanti avevano le idee confuse e hanno scambiato delle società di servizi (scadenti, tra l'altro) in associazioni di categoria sono serviti e possono rendersi conto del macroscopico errore che hanno fatto dati alla mano.
Oggi ha inviato la scheda di adesione al ricorso, compilata in ogni sua parte e accompagnata da un conto corrente di lire 300mila una radio "storicamente" iscritta all'Anti: la s.a.s. Teleradio Iglesias. 
Apprezziamo particolarmente il passo fatto da Paolo Gaetano Corona e dal direttore responsabile Pier Paolo Maccianti. Essi sono rimasti all'interno dell'Anti dando prova di coerenza e di serietà fino all'ultimo (le banderuole che oggi sono con una associazione, domani con un'altra non ci sono mai piaciute). Solo quando è caduta definitivamente la speranza di fronte all'evidenza delle scelte fatte dall'associazione in cui credevano in favore dei nemici delle emittenti locali hanno deciso senza clamore di percorrere altre strade. Benvenuti.

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19 luglio 2001
INCURIA? PAURA?
Il decreto relativo alla legge 66/2001, pubblicato anche sul nostro sito fin dal 29 giugno scorso, leggendolo, ha dato l'impressione a tutti noi che fosse un testo definitivo, se non altro per la scritta tranquillizzante pubblicata dal Ministero stesso: "Prossimamente sulla Gazzetta Ufficiale".
Forti di questa "promessa" ogni giorno il Conna ha cercato ansiosamente sul giornale dell'ufficialità una traccia del regolamento della legge 66/2001, cercando anche di avere notizie in merito direttamente dalle "fonti" senza però riuscirvi.
E' così che questa mattina (ieri per chi legge in data 19 luglio) siamo andati di persona in Ministero, apprendendo che il provvedimento NON era stato pubblicato in G.U. perché ancora giacente presso l'ufficio legale.
Resi diffidenti per esperienze dirette fatte nel passato e nel presente, abbiamo immediatamente pensato si trattasse di un gioco poco pulito per rendere impossibile l'impugnazione del decreto (che cosa avrebbe potuto esaminare il Tar del Lazio, un carteggio fantasma non ufficializzato?).
A questo punto ci siamo letteralmente scatenati; decine di conversazioni telefoniche con tutte le parti in causa che contano (funzionari, direttori, capo di gabinetto, consiglieri ecc..) fino a quando, in tardo pomeriggio, l'ufficio legale si è impegnato a far pubblicare nel giro di pochi giorni in Gazzetta Ufficiale il decreto con alcune modifiche marginali che tuttavia non riguardano gli obblighi di assumere personale e di trasformare le ditte individuali in società che restano tali.
Anche se il nostro bersaglio non sono certo i funzionari del Ministero, non possiamo fare a meno di rilevare (se dipende da loro) la somma incoscienza con cui hanno affrontato un problema così delicato: prima ci era stata promessa la decretazione relativa alla legge a metà giugno, poi ci si è ritrovati alla fine del mese scorso con un documento provvisorio che è stato (per incuria? per calcolo premeditato? per ordini dall'alto? per paura?) lasciato a soffocare in un cassetto.
E' certo, che se questa operazione ritardo dovesse riflettersi negativamente (considerata la stagione ed il poco tempo a disposizione che rischia di inficiare il pronunciamento del Tar entro questo mese) il Conna avrebbe materiale più che sufficiente per rivolgersi alla Procura della Repubblica di Roma allegando agli atti ampie prove di colpevolezza di un funzionariato che non si capisce di chi sia al servizio.

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18 luglio 2001
ALZATE PURE LA VOCE!
Il meccanismo sleale di selezione basato sulla imposizione di dipendenti inventato da Frt, Aer, Anti e Corallo ha fatto scuola e se non riusciremo ad invalidare con la nostra azione legale la legge 66/2001, tutte le emittenti locali - pochissime escluse - scompariranno falcidiate dal passaggio al digitale.
Lo schema di regolamento pubblicato dall'Autorità napoletana per le garanzie presieduta da quell'Enzo Cheli che si è giocato in poco tempo il suo prestigio accumulato in anni, stabilisce altre norme fuorilegge, riferite alla legge delle leggi che è la Costituzione della Repubblica.
Come potranno verificare coloro che ancora non hanno capito nulla, i cosiddetti "cani sciolti" che furbescamente aspettano di raccogliere ciò che non hanno mai seminato e che non fanno capo ad associazione alcuna; o quelli che si sono legati mani e piedi ad associazioni infedeli dirette da furbi matricolati, i dipendenti per le radio locali non saranno due, ma 5 (cinque) e per le televisioni, anche quelle piccolissime 20 (venti); le garanzie di capitale ve le risparmiamo perché potete immaginarle.
Quanto sia canagliesca questa normativa, appare evidente quando si consideri gli appena 14 dipendenti previsti per le radio nazionali che fatturano decine e decine di miliardi contro i 5 di piccole radio di paese che spesso hanno conti in rosso.
Ci aspettiamo ora che le associazioni colpevoli di questo possibile sfascio spiazzate dal Conna "alzino la voce", chiedendo sull'onda del nostro ricorso modifiche allo schema di regolamento.
Faranno finta di proporre alcuni "contentini", forse quattro dipendenti anziché cinque, qualche lira di meno sulle garanzie bancarie da fornire nonché la revisione di qualche particolare tecnico e immediatamente "abbasseranno la voce".
Non arrendiamoci e spazziamoli via, tutti; nella peggiore delle ipotesi, il fondo legale che stiamo costituendo ci permetterà di accedere alla Corte europea di giustizia. Mai come in questo momento il Conna ha l'altissimo compito di non far spegnere tante voci locali che rappresentano la diversità contro l'omologazione.

Cliccare qui per leggere lo schema di regolamento.

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17 luglio 2001
SALVEZZA FUTURA
Le notifiche del ricorso contro la legge 66/2001 dirette al presidente del Consiglio e al ministro delle Comunicazioni a mezzo ufficiali giudiziari sono partite ieri mattina verso il punto di raccordo istituzionale delle denunce che è a Roma presso l'avvocatura dello Stato in via dei portoghesi 12. 
Il ricorso, fatto molto bene, è essenziale; consta di tre pagine e mezza che contengono l'esposizione stringata di un professionista che ha le idee molto chiare rispetto a ciò che fa: neppure a farlo apposta, gli avvocati che curano gli interessi delle emittenti iscritte al Conna, finiscono per assomigliare nello spirito al direttivo dell'associazione.
In altri casi invece esistono avvocati celebri per i loro barocchismi, per la loro grafomania e mancanza di sintesi, specializzati nel confezionare autentici "pacchi postali" che dovrebbero leggere malcapitati giudici, i quali hanno finito per vaccinarsi dal pericolo di cadere vittime di produttori di cavilli a mitraglia di tal fatta.
Buona parte dei relatori dei collegi giudicanti dei Tar infatti, quando un fascicolo si avvicina pericolosamente al peso di 100 grammi cercano in tutti i modi di rinviarne la lettura.
Al primo impatto provano l'impulso irrefrenabile di agguantare il voluminoso carteggio, e di scagliarlo distante da loro in direzione di uno scaffale sperando di non mancarlo, alla maniera di quei "James Bond" dei film americani che arrivati in ufficio lanciano da lontano il cappello verso l'attaccapanni centrandolo regolarmente appieno. Poi, loro malgrado, dopo qualche tempo e di malavoglia, cercano finalmente di capirci qualcosa.
Buona notizia. Il cellulare del nostro legale dopo qualche giorno si è calmato; averne pubblicato incautamente il numero su Internet, sia pure su di un solo blocco di indirizzi dei ricorrenti nell'intento di renderci la vita difficile, a parte la grave violazione della privacy (i telefonini a differenza di quelli normali collegati alla rete a filo sono considerati strettamente personali), con il suo trillo quasi ininterrotto, ha rischiato di esaurire la pazienza del nostro avvocato che per non avere più comunicazioni indesiderabili durante un processo cui stava partecipando a Firenze ha dovuto isolarsi completamente dall'esterno.
Dopo la notifica avvenuta, ripetiamo, ieri mattina, dovranno trascorrere 10 giorni prima di entrare nel vivo del ricorso. Durante tutto questo tempo cercheremo con questi articoli di continuare ad invitare le emittenti ad unirsi alla lunga lista che ormai misuriamo quasi a metraggio.
Cari amici tutti, continuate ad impegnarvi come stiamo facendo noi qui a Roma telefonando e comunicando in direzione degli sbandati e degli sprovveduti che è bene siano recuperati e siano al nostro fianco. Per la salvezza di tutti.
Domani poi vi racconteremo cosa intendiamo per salvezza futura dipendente dal nostro livello di organizzazione; il digitale infatti, da un mezzo benedetto di trasmissione, qualcuno intende trasformarlo in una autentica maledizione...

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15 luglio 2001
LE CORNA
A ricorso avviato contro la legge n.66/2001 non ci rimane che attendere. Il Conna ha alle sue spalle una lunga "coda" di emittenti rappresentate che godranno tutte insieme dell'eventuale (facciamo le corna di leonina memoria) sospensiva.
D'altra parte, come è stato giustamente osservato, gli amici del Codacons e dell'Adusbef con i quali abbiamo uno stretto rapporto (il segretario del Conna Bruno De Vita è contemporaneamente segretario dell'Adusbef), tutte le volte che intentano una azione legale a beneficio dei loro associati si guardano bene dal chiamarli tutti a Roma (migliaia e migliaia di persone) a firmare carte bollate e documenti.
E' chiaro che anche il singolo può diventare attore oltre all'associazione figurando con le proprie generalità sugli atti legali (cosa che abbiamo fatto interessando solo alcuni soggetti per dare maggiore risalto al danno prodotto alle imprese), tuttavia la sorte di questi (nel nostro caso volontari) rimane strettamente legata all'esito del processo che interesserà la totalità dei ricorrenti, nella identica misura.
Altra cosa sono i ricorsi promossi singolarmente che avrebbero dovuto essere numerosi, ognuno condotto da un avvocato diverso. 
Il Conna ha sperato fino all'ultimo che elementi isolati e altre organizzazioni collaborassero a questa battaglia comune; ne sa qualcosa il nostro iscritto Vittorio Pezzani di Radio Monte Kanate il quale fece personalmente delle "avances" nei confronti di un'altra associazione che purtroppo non si mostrò interessata a difendere le radio locali da un autentico, macroscopico sopruso.
Anche inviti rivolti a marzo subito dopo l'approvazione della legge 66 a titolari di emittenti non ebbero sorte migliore: la maggior parte di essi già pensava a far società con bar, pasticcerie, società di mutuo soccorso, congreghe di frati con il guardiano e il barista già "messi in regola" e così via.
Rendendoci conto che probabilmente nessuno nel nostro Paese avrebbe avuto l'ardire, il coraggio di autoconservazione di impugnare una legge abominevole e che al massimo tutto si fermava all'espressione di sterili lamenti, solo il Conna, in totale solitudine, ebbe il coraggio di mettere un punto fermo, tracciando una linea seria e sicura di difesa che oltre a tentare di far dichiarare incostituzionale la legge 66/2001 ponesse le premesse per un "regolamento di conti" con un ministero dello Stato che per 25 anni ha letteralmente perseguitato e massacrato una intera categoria.
Il resto non ha storia. Vinceremo, perderemo? Noi ci siamo gettati nella lotta con l'entusiasmo dei venti anni (e ne abbiamo qualcuno di più), in una impresa non impossibile da rendere vittoriosa, forti delle leggi, della Carta costituzionale, della convinzione che nonostante i pessimi esempi di gestione pratica il nostro sia ancora uno Stato di diritto: il martello che doveva picchiare forte, in tutte le direzioni - anche con il vostro sostegno - potrebbe davvero trasformarsi in un maglio.

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14 luglio 2001
COSE TURCHE
Ci è stato segnalato un documento pubblicato nel sito Internet del Tripode in fiamme Aer Anti Corallo che merita un momento di distensione e magari di confronto andandoselo a cercare.
Si dice per prima cosa che è merito del Tripode se è stato eliminato nella legge 66/2001 il Piano di assegnazione in analogico.
Il Triangolo divino di Ancona dimentica che fu il Conna per primo a ironizzare pesantemente con i tecnici dell'Autorità di Napoli vantando prima sperticatamente tale inutile lavoro e concludendo subito dopo con: "Sì, questo è un ottimo Piano, è quello che aspettavamo fra il 1976 e il 77", ma proporlo oggi...". 
I poveri ingegneri progettisti, capìta la non leggera antifona, si vergognarono per un momento di aver partecipato ad una operazione già fallimentare per contratto in partenza. 
Con quale diritto oggi la Triade di ferro rivendica per sé in esclusiva meriti che non ha?
Andiamo avanti saltando la palude di sciocchezze della Trimurti e le gratuite vanterìe conseguenti, fino ad arrivare alla "ciccia" che ci interessa.
Il triadico pensiero prosegue: "La legge 66/2001 ha contestualmente previsto regole analoghe (a quelle delle tv, ndr).., basate sul possesso di alcuni requisiti tra i quali (per le emittenti commerciali) quello della natura giuridica di società, o di cooperativa e quello di almeno due dipendenti in regola con le disposizioni previdenziali" 
Vantati i benefici di poter dare sviluppo imprenditoriale, strutturale e dimensionale alle imprese radiofoniche locali come a suo tempo venne fatto per le televisioni imponendo loro 4 dipendenti (che esempio felice!), si giunge a scoprire che un "settore che garantisce occupazione si pone in modo CREDIBILE e AUTOREVOLE nei confronti del mondo politico e delle istituzioni".
Queste due righe valgono un Perù, si diceva un tempo (per significare una preziosità).
A questo punto ci mettiamo per un momento nel panni di un imprenditore di una normale radio locale che non gli basti di essere credibile e autorevole ma voglia essere PIU' credibile e PIU' autorevole; cosa potrà fare? Semplice: assumere 4 dipendenti e se vorrà emergere sugli altri (è umana ambizione di tutti) passerà direttamente a 6 lavoratori.
Chi pagherà? Calma, vediamo.
Il segretario Berrini? No, lui no, perché fra un mugugno e l'altro, con la sua voce cavernosa, ben difficilmente lascierebbe intendere di essere disposto a mettere mano al portafoglio se non per infilarci soldi;
La signora Elena Porta, con suo padre elevato al rango - quest'ultima parola è meglio lasciarla stare perché in dialetto ligure significa zoppo - diciamo, meglio, assurto al livello stratosferico di megapresidente del "coordinamento", spereranno di far fronte alle spese di un buon numero di lavoratori accarezzando l'illusione di stendere finalmente al tappeto la Siae, trasformandola in una cascata di soldi tipo "slot machine".
Bardelli del Corallo la ricetta ce l'ha già in tasca; da quel buon parroco toscano mancato che è si limiterà a dire "O via ragazzi, intanto pregate, poi procuratevi uno zelatore (raccoglitore di soldi presente nelle chiese che ha anche la funzione di spegnere le candele) e i soldi per pagare i dipendenti ve li farà trovare nel sacchetto nero in cima alla hanna!".
Non credete in loro, al punto da sospettare che se in qualche modo riuscissero a raschiare soldi non li darebbero certo alle locali? Abbiamo quindi suggerito piste sbagliate? 
Ebbene Sì, lo ammettiamo! 
ANZI NO! Rimane Lui, Sì Lui, il Rossignoli che pagherà per tutti! 
Come farà a rendersi utile una volta tanto? 
Dopo aver inventato l'imposizione dei dipendenti insieme ad Anti e Corallo di cui demmo prova nel numero di dicembre del 1993 anno IX di Nuove Antenne, avrà qualche altra buona idea. 
Studierà norme astruse, un po' di regole impervie da suggerire ai politici interpretabili solo in tribunale, e il farraginoso marchingegno sarà ancora una volta pronto per funzionare: una bella tornata di ricorsi, una serie di cause a puntate trasformate in una montagna di soldi che Rossignoli devolverà in conto spese per il personale assunto dalle emittenti radiofoniche locali. Che ama tanto.

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13 luglio 2001
LA CLAVA
Ieri mattina, parte del direttivo del Conna è stato invitato presso la Sala della Lupa a Montecitorio, alla relazione annuale del presidente dell’Autorità garante Enzo Cheli, presente il presidente della Repubblica, quello della Camera dei deputati e le massime autorità dello Stato.
La relazione del professor Cheli si è rivelata utile perché ci ha permesso ancora una volta di ascoltare ciò che pensavamo fosse ormai un concetto superato, egli infatti ha affermato che nel settore radiotelevisivo esiste ancora una “eccessiva frammentazione e dispersione delle risorse a livello locale”.
Queste parole mascherano molto male un indirizzo che è duro a morire secondo il quale maggiori concentrazioni migliorerebbero la situazione (tradotto in parole comprensibili: le emittenti sono ancora troppe, eliminiamone ancora un po’ – possibilmente tutte – e le cose andranno meglio per le reti e i pochi eletti rimasti).
In pratica, queste voci sconsiderate, provenienti, come dire, dall’alto, finiscono poi per ispirare a tutti i livelli la volontà di eliminare, distruggere, accorpare le solite emittenti locali, con il risultato che il ricorso alle leggi “clava” come le ha definite un altissimo magistrato cui abbiamo chiesto un parere in merito alla legge n.66/2001 è sempre più intenso e spregiudicato. 
Da notare quanto sia felice l’espressione della clava perché rende bene l’idea della violenza trogloditica direttamente legata alla legge della jungla, ovvero all’arbitrio del più forte.
In compenso, dalla relazione del presidente Cheli, si è capito che il piatto forte della telefonia è quello preferito per le succulente pietanze che contiene; non una parola su Auditel e Audiradio che la legge 249/97 avrebbe dovuto quanto meno riformare.
Questa mattina, alle ore 8,30 invece, il presidente del Conna ha apposto la sua firma sul ricorso al Tar a nome di tutte le emittenti che rappresenta, in unione alle procure rilasciate direttamente all’avvocato dalle radio che sono venute a Roma. Il ricorso è stato immediatamente trasmesso agli ufficiali giudiziari per le relative notifiche.
La segreteria del Conna

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12 luglio 2001
DICEMBRE 1993
Di solito siamo creduti sulla parola perché tutto ciò che abbiamo nel tempo raccontato, dietro richiesta, lo abbiamo sempre dimostrato e nessuno ha mai smentito quanto è stato detto o scritto. Oltre tutto teniamo molto alla nostra professionalità.
Non ci ha sorpreso quindi che un solo iscritto ad altra associazione (fossero stati dieci o venti emittenti a rivolgere la stessa domanda la cosa ci avrebbe preoccupato), ci ha quasi sfidato a dimostrare che la proposta di assumere obbligatoriamente dipendenti fosse venuta da tutte le altre associazioni, nessuna esclusa.
Gli abbiamo chiesto se disponesse della raccolta di Nuove Antenne, sentendoci rispondere che sì, il nostro periodico "qualche volta" lo aveva ricevuto, ma certo non conservato.
Breve inciso; come fa un imprenditore serio a gettare una pubblicazione così spartana come la nostra? Se si trattasse di una rivista ingombrante di mezzo chilo di peso si porrebbe il problema dello spazio e della resistenza degli scaffali, ma l'intera serie del nostro periodico dal 1985 ad oggi è poco più ingombrante di un elenco telefonico.
Una pubblicazione come la nostra è utile per fare confronti, per capire quali sono state le premesse politiche, le cause degli effetti attuali, e come è noto, chi non conosce la storia, ha difficoltà a gestire il presente ed il futuro. Il Conna per esempio, conserva ancora in archivio tutti i numeri di "Altri Media" diretto (anni Settanta) da Edoardo Fleischner.
Comunque riprendiamo il discorso. 
A questo nostro amico - che ha finito per convincersi e unirsi ai ricorrenti contro la legge 66/2001 - dopo aver rintracciato il Nuove Antenne del dicembre del 1993, anno IX, gli abbiamo letto il contenuto della fotocopia di un documento pubblicato in prima pagina di cui eravamo venuti in possesso fortunosamente, concepito dalle associazioni in questione, dove fra i vari requisiti che le emittenti dovevano possedere per ottenere la concessione veniva, appunto, imposta l'assunzione obbligatoria di personale. 
Il titolo principale (riferito al ministro del momento Maurizio Pagani) era "Il copista lombardo", intendendo dire che la proposta indecente delle associazioni sui dipendenti era stata copiata fino alla virgola dal ministro originario della Lombardia e in seguito trasformata in legge dello Stato.
Questa è la realtà delle cose. La controprova ve la daremo con il prossimo articolo, che sarà improntato in chiave di pesante ironia.

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11 luglio 2001
COME AL FRONTE
Procedono alacremente (vorremmo poter dire allegramente, ma siamo ancora distanti dallo stato d'animo relativo) tutte le operazioni tecniche che ci condurranno ad un giudizio che per le imprese radiotelevisive non dovrebbe presentare problemi, eccetto quelli legati alla stagione che stiamo attraversando, scelta non certo a caso dai nemici delle emittenti locali.
Anche ieri, prima di passare alla meccanica vera e propria del ricorso, con il nostro avvocato, abbiamo ancora una volta riepilogato la strategia base - peraltro semplice - che in partenza già avevamo concordato. 
Le emittenti chiamate a Roma a firmare la procura non dovevano essere scelte appositamente, ne più ne meno come abbiamo fatto, rivolgendo l'invito a tutti i ricorrenti che volontariamente intendevano sfidare la stagione con una vacanza romana fuori programma: questo, per poter "esibire" in giudizio nella più pregnante concretezza alcune radio danneggiate dalla legge 66/2001.
A Roma, contro le previsioni che prevedevano l'arrivo di due o tre titolari di impresa, sono venute addirittura 6 radio, più che sufficienti per ottenere l'effetto dovuto: tutti gli altri soggetti sarebbero stati rappresentati dal Conna come in effetti sta avvenendo. 
A qualche perplessità, suscitata a bella posta o spontanea, a tutt'oggi oggi rispondiamo che per qualche giorno ancora ognuno dei ricorrenti potrà venire a Roma o mandare una procura notarile, precisando però che ciò non sposterà di un millimetro il livello della sua rappresentatività né i termini della questione: il Conna infatti, resterà comunque a impersonare il grosso delle imprese restanti.
Già eravamo allertati, ma ci siamo resi conto che insieme a tutti gli associati dovremo impegnarci maggiormente a raddoppiare la vigilanza perché il Conna sta toccando interessi economici di una certa rilevanza e la voce degli avversari sapevamo che non avrebbe tardato a farsi sentire.
Noi del direttivo, ci sentiamo un po' come quei militari graduati, che in prima linea, all'assalto, devono temere più quelli che stanno dietro di loro che il nemico che hanno davanti. Il momento della battaglia infatti, è quello migliore per regolare i conti e sparare nella schiena ai comandanti.
Comandanti peraltro di un piccolissimo esercito che finalmente scopre di avere dei diritti da far valere, e che questa volta potrebbe anche riuscire a capovolgere la situazione come anche il sottosegretario senatore Massimo Baldini ieri l'altro ha mostrato di augurarsi, tanto era sorpreso (è avvocato anch'egli) per l'impudicizia, la disinvoltura con cui nella legge 66/2001 sia stato superato ogni limite di decenza, o detto con parole meno indignate, di illegalità e incostituzionalità.

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10 luglio 2001
DETERMINAZIONE
Oggi è stata una giornata particolarmente importante,  abbiamo incontrato il vice ministro senatore Massimo Baldini che ha ritenuto più che legittimo il nostro ricorso, mostrando di volerci in qualche modo aiutare. 
Durante l'incontro è apparsa in tutta la sua pretestuosità l'imposizione dei dipendenti e la trasformazione delle ditte individuali in società, mostrando di essere intenzionato a non ostacolarci e magari a trovare un marchingegno tecnico che possa risolvere la situazione. 
Baldini infine ha pronosticato il nostro ricorso vincente, anche per la estrema determinazione che da uomo intelligente ha notato nel nostro fare e nei nostri propositi.
Non è il caso di gridare di gioia, perché la strada è ancora difficile e per essere percorsa abbisogna del sostegno di tutti voi, nessuno escluso (se qualcuno si isolasse farebbe del male a sé stesso e a tutti noi). Tuttavia, da oggi, abbiamo qualche sicurezza in più.

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9 luglio 2001
PUBBLICO/PRIVATO (2)
In altri tempi, Anni Settanta, Ottanta, la diffamazione nei confronti delle emittenti operanti sul territorio toccò altezze inaudite; si gridava al caos, alla confusione alla impossibilità di sentire una qualsiasi radio tante erano le interferenze. 
Tutto vero? In parte, perché intanto il fenomeno interessava principalmente le grandi città e non le emittenti che al Conna sono state sempre particolarmente a cuore (che sono poi quelle che operano nei piccoli centri e che hanno per questo un'alta rilevanza sociale), e poi anche le radio attestate intorno alle grandi città erano vittime di un mondo politico incosciente e arrogante teso a favorire le concentrazioni, che per oltre quindici anni si è ben guardato dall'emanare una legge regolamentatrice, salvo poi con la "Mammì" peggiorare addirittura le cose. 
Ai giornali però certe sottigliezze non interessavano, anche perché vedevano (a torto) le "locali" come delle pericolose concorrenti, quando queste, invece, contribuivano con le loro rassegne stampa mattutine a far nascere nei cittadini il desiderio di acquistare quotidiani.
In tempi più recenti, le cose sono cambiate completamente, assumendo il carattere di uno scontro tutto interno ai mezzi radiotelevisivi. 
In sostanza, con la iattura della nascita delle reti nazionali, volute e "protette" particolarmente da Radio Radicale per motivi misteriosi che non abbiamo mai ben compreso fino in fondo (una radio nazionale ormai consolidata che si creava spontaneamente concorrenti!) gli stessi giornali sono divenuti parte direttamente interessata.
Come poteva quindi riprendere il nostro comunicato (ci riferiamo ancora a quello apparso su Televideo) La Repubblica cui l'abbiamo inviato, se il gruppo l'Espresso con le reti che possiede ha le "mani in pasta" nell'etere? 
Anche il redattore capo degli interni del quotidiano Il Messaggero che lo ha ricevuto personalmente e attraverso le agenzie, come poteva procedere in direzione contraria alla potenza delle aziende del suo padrone? (Il signor Caltagirone è proprietario di alcune grosse emittenti, della vetta del Monte Cavo a Rocca di Papa che affitta a caro prezzo a tutte le emittenti di Roma e del Lazio che da lì trasmettono e, appunto, del Il Messaggero).

Le "locali" quindi sono assolutamente sole; attaccate dall'interno (leggasi associazioni parassitarie) e ignorate o malviste dall'esterno, alle prese con una stampa che preferisce non informare i suoi lettori su fatti che non si armonizzano con gli interessi della sua proprietà (forse è anche per questo che le vendite dei quotidiani sono in costante riduzione), evitando perfino di pubblicare notizie (come quelle che ci riguardano) che tutto sommato interessano loro colleghi in radiofonia, pronti però a balzare come lupi su radio e televisioni di fronte a fatti diffamatori di cronaca (ispezioni Guardia di finanza, Siae, incendi, furti, ecc...): in questi casi sono bravissimi nel montare casi insignificanti. 
Ecco i motivi per cui abbiamo puntato sulla magistratura per vincere la battaglia della 66/2001
, tanto per cominciare.
Anche se in genere la giustizia nel nostro Paese invece di dare sicurezze suscita solo diffidenze, speriamo - anche per merito dei nostri difensori - che ai giudici finisca per apparire abusiva e illecita la legislazione vigente in materia.

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8 luglio 2001
PUBBLICO/PRIVATO (1)
Il comunicato che abbiamo trasmesso venerdì 6 luglio, riportato dalle agenzie e ripreso da Televideo e Tg2, salvo casi che non ci sono noti, è stato ignorato dai giornali e a questo proposito nell'editoriale di domani faremo qualche considerazione e ci domanderemo per quale motivo la stampa sia ostile alle emittenti radiofoniche e televisive locali.
Ora ci interessa chiarire il motivo per cui il Conna si è sempre mostrato "filo Rai", a parte le lotte che abbiamo dovuto sostenere con il personale tecnico dell'azienda che ancora oggi vanta pretese in certi casi assurde e irrealistiche.
Noi abbiamo sempre creduto - e ora come non mai - che un mezzo nazionale di diffusione pubblico televisivo e radiofonico sia insostituibile, ed il motivo è presto identificabile proprio nel nostro comunicato che abbiamo citato all'inizio.
Tutte le volte che il Conna invia un lancio informativo non lo manda a meno di 30 numeri/indirizzi telefonici; venerdì scorso infatti, tra gli altri, abbiamo provveduto ad informare come sempre le reti Mediaset, La7, ReteA, nonché tutte le principali reti radiofoniche.
Ebbene, solo la Rai ha ripreso la notizia perché è un mezzo pubblico che non può ignorare l'agitazione di un intero settore che dà lavoro a molte persone, colpito da una legge ingiusta.
Il privato ha tutto il diritto di infischiarsene perché non ha obblighi informativi e regole che lo impegnino a non tacere di fronte a fatti che interessano l'intesa collettività, e sarà ben difficile imporgliene in futuro.
Il vantaggio di avere a disposizione delle reti pubbliche di diffusione che non ignorino fatti importanti della vita del Paese lo ha capito anche la Destra attualmente al governo, la quale mostra di non voler dipendere per sempre dalle reti Mediaset subendo eternamente un inconfessato ricatto, e il ministro Gasparri, accortamente, ha già dato segni di non voler privatizzare le reti pubbliche.
Il Centro-sinistra invece, avendo perso completamente la bussola, stava per consegnare al gruppo Espresso/Repubblica, a Romiti o a qualcun altro l'ente di viale Mazzini, sperando di trarne beneficio, ma a questo punto, quasi improvvisamente, rivelatrice del grado di ottusità e di stupidità della Sinistra, ritorniamo a ricordarci che anche la legge 66/2001 fa parte di questo disegno suicida. (Segue). 

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6 luglio 2001
RICORSO AL TAR 
Come riferiamo nei messaggi riservati, le sottoscrizioni hanno avuto un buon inizio e lasciano ben sperare che l'obiettivo economico del fondo delle spese legali che ci siamo dati venga raggiunto.
Oggi è stata una giornata importante per il Conna e per l'impostazione del ricorso, perché sono venuti a Roma i rappresentanti di 6 emittenti (in "messaggi riservati" indichiamo i nomi), una sorta di "campionatura" come un tantino irriguardosamente gli abbiamo definiti, che hanno fornito al nostro avvocato preziosi elementi che contribuiranno efficacemente a motivare l'istanza al Tar.
Con l'occasione, è stata affrontata la questione della rappresentanza della categoria e dei tempi più che maturi per affrontarla in modo tale che il rispetto verso soggetti che da decenni svolgono una attività radiofonica che nella maggior parte dei casi è da definire di pubblica utilità, possa portare ad una maggiore considerazione che si traduca in maggiori risorse.
Il colpevole silenzio delle altre associazioni è la migliore conferma di ciò che da anni scriviamo; neppure un segno di ravvedimento per le enormità che hanno compiuto quando hanno suggerito ai politici i peggiori sistemi per "selezionare" (leggasi distruggere) le emittenti locali; non una iniziativa di supporto al Conna che viene lasciato assolutamente solo di fronte a problemi immani.
Stiano però certi, costoro, che riusciremo ugualmente a portare a compimento anche senza il loro aiuto quanto ci siamo proposti: anzitutto riuscire a respingere quanto entro settembre legge e decreto impongono, e poi la realizzazione di un programma-guida in grado di invertire il gioco al massacro che già tante vittime (specie nelle regioni del nord) ha fatto.
La "massa critica" ossia il numero di emittenti necessario per considerarci forti quanto basta l'abbiamo raggiunta e superata, tuttavia, notiamo che un buon numero di emittenti ancora preferisce escludersi da una battaglia in cui sono coinvolte fino al collo.
Si verificano perfino fatti che non riusciamo a capire, come quelli che riguardano imprese che pur solidarizzando con il Conna, ci raccomandano di tacere, temendo ritorsioni da associazioni di cui non riescono a liberarsi perché hanno ancora procedimenti giudiziari in corso "governati" dalle associazioni medesime. 
Coraggio amici, tagliamo le catene con il frullino a mola diamantata. 
Sono venticinque anni che certi signori ci opprimono!

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5 luglio 2001
ADESIONI E SOTTOSCRIZIONI
I messaggi riservati che inviamo SOLO a coloro che hanno mandato l'impegnativa per il ricorso collettivo contro la legge n.66/2001 mostrano con grande chiarezza il successo di questa nostra battaglia: sul Conna stanno piovendo apprezzamenti, consigli, plausi, schede di adesione e sottoscrizioni.
Quelle emittenti che non ci conoscevano o che avevano sentito vagamente parlare del Conna hanno finito poco per volta per scoprire chi siamo e cosa da oltre vent'anni intendiamo rappresentare.
Altri, accorgendosi che il ricorso è prossimo ad essere presentato, temendo di essere tagliati fuori, di rimanere isolati e quindi bersagli vulnerabilissimi, si stanno affrettando a prendere contatti chiamandoci per unirsi al grosso delle radio, chiedendo informazioni di tutti i generi.
Un duro colpo per coloro che dopo aver presentato documenti scritti da loro stessi che proponevano ai politici l'assunzione obbligatoria di dipendenti, vedono assottigliarsi sempre di più il numero di quanti per tanto tempo hanno buggerato grossolanamente facendo loro credere che li stavano difendendo mentre nel frattempo "sgraffignavano" soldi, tanti soldi.
Oggi, 5 luglio non saremo presenti in studio e il dialogo diretto che giornalmente abbiamo con i responsabili di radio e televisioni riprenderà dopo domani, venerdì. 
Non per questo però devono fermarsi le adesioni che possono essere inviate come al solito per fax allo 06/35347131 oppure alla e-mail: conna@conna.it

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3 luglio 2001 
CALMA!
Rendiamo pubblica una lettera che Maddalon ha inviato in posta riservata perché ci pare essa debba servire a mantenere la calma evitando svolazzi controproducenti e proposte che hanno il potere di seminare solo confusione.
Ci rendiamo conto del finimondo che la pubblicazione del decreto che il Conna ha effettuato in anteprima ha provocato, ma nessuno pensi che siamo al "Si salvi chi può", le carte da giocare sono ancora tante e tutte buone.
Devono semmai preoccuparsi coloro che non sono tutelati dal Conna e che quindi non potranno fare ricorso se non impostandolo singolarmente.
Ripetiamo e ricordiamo che nonostante il mese di luglio, non dobbiamo affatto lasciarci prendere dal pessimismo perché i dipendenti entro settembre possono essere SOLO segnalati, salvo dimostrare entro gennaio l'avvenuta (eventuale) assunzione.
C'è tutto il tempo quindi per non farci prendere di sorpresa come qualcuno in un primo tempo avrebbe voluto contando sulle ferie estive.
Non abbiamo dubbi che questa battaglia sarà vinta perché siamo noi quelli ad essere dalla parte del diritto. Le leggi emanate fino ad oggi e fatte approvare dal parlamento sono dovute all'opera di tristi figuri - loro sì fuori legge ! - la cui opera nefasta è giunta al copolinea.
 
Cari colleghi associati al CONNA , vi scrivo due righe utilizzando questo indirizzario per i messaggi riservati ai ricorrenti al TAR.
Ben vengano i molti messaggi di sostegno e incoraggiamento giunti in questi giorni a questi indirizzi dagli associati CONNA di ogni parte d'Italia.
Non è altrettanto corretto né di buon gusto contattare gli altri associati anche singolarmente o per telefono proponendo società di comodo (soprattutto proprio) al fine di rientrare nei parametri richiesti dalla legge 66-2001 come consorzio di più emittenti facenti capo ad un unica società.
La legge 66-2001, mettiamocelo bene in testa, va ricacciata al mittente tramite il  ricorso al TAR e alla Corte Costituzionale, e non aggirata creando delle nuove reti a beneficio dei furbi dell'ultima ora che da sempre affliggono questa nostra categoria.
Nella malaugurata ed improbabile ipotesi di dover ricorrere a strategie alternative saranno gli stessi avvocati del CONNA a consigliarci  in proposito, ed eventuali poco auspicabili consorzi saranno articolati per garantire comunque la assoluta indipendenza e proprietà delle frequenze alle singole emittenti.
Abbiate fiducia nel lavoro del  presidente e degli ottimi avvocati maestri del diritto di cui ci valiamo che entro pochi giorni passeranno finalmente all'azione.

In bocca al lupo a tutti,  Danilo Maddalon

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CO.N.N.A. Coordinamento Nazionale Nuove Antenne