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ULTIMISSIME DAL CONNA
Giugno 2001

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Ultimissime

30 giugno 2001
AL FUOCO!
L'uscita del decreto che riproduciamo in questo sito mediante il quale le radio dovrebbero rivolgere nuove domande di concessione fasulle mostra quanto le leggi-mostro producono regolamenti, decretini e normative mostricciattolo.
E' tanta la nostra amarezza che nel nostro Paese possano succedere fatti del genere che abbiamo addirittura omesso per vergogna nei confronti degli estensori del cappello che precede l'articolo 1 la lunga sequela di "Vista la legge...., Vista la legge...," e così via. 
Cooosa hanno visto invece di dimettersi? 
Leggi raffazzonate, incostituzionali che meritano il cestino o meglio il fuoco che speriamo il nuovo ministro Gasparri e il sottosegretario Baldini (prendendo le distanze anche dai loro Gruppi che hanno votato insieme agli altri la legge 66) usino a piene mani dopo aver irrorato di benzina cotanta porcheria.
Ieri, venerdì, giornata festiva per Roma abbiamo inviato a oltre 600 indirizzi e-mail, nel tentativo di svegliare a cannonate l'intera categoria, il seguente messaggio:
 

AGLI OPERATORI RADIOFONICI E TELEVISIVI

Dalla prossima settimana l'azione legale contro la legge 66/2001 entrerà nel vivo.
In effetti tutte le aziende hanno interesse dopo 10 anni dalla emanazione della legge Mammì a mettere le cose in chiaro rispetto alla congerie di leggi contraddittorie che si sono succedute e che rischiano di mantenere ibernato fino al 2006 in condizione di precarietà chi di televisione e radio ha fatto ragione seria di lavoro e nella quasi totalità dei casi di appassionata professionalità.
Dobbiamo in particolare ottenere da questo governo di "pulire" le leggi da imposizioni ingiustificate che contrastano non solo con la Costituzione ma addirittura con il codice civile.

Per quale motivo
deve essere imposta assunzione di dipendenti? 
Le televisioni a suo tempo (obtorto collo) si procurarono 3 (poi divenuti quattro) dipendenti, perché in genere, erano aziende di maggiori dimensioni a confronto delle radio cui una regola del genere rappresenta nella stragrande maggioranza dei casi la chiusura dell'emittente.

Per quale motivo
una ditta individuale deve trasformarsi in società per continuare l'attività? 
Se la regola si estendesse ad altre categorie crollerebbe letteralmente la piccola impresa italiana: il contrasto con l'articolo 41 della Costituzione sulla libertà di impresa è insanabile se non con l'abrogazione di tale iniqua norma. 
Sia detto per inciso che questa vessazione non può lasciare indifferenti neppure coloro che sono costituiti in società se hanno la coscienza pulita in grado di respingere pericolosi precedenti antidemocratici.

Per quale motivo deve essere imposta per legge una programmazione che prevede la creazione di una costosa redazione che ben pochi possono permettersi?

Per quale motivo vengono sempre privilegiate quelle imprese che hanno "potenzialità economica e presenza sul mercato"?

L'articolo 21 della Costituzione non prevede affatto vantaggi a favore dei grossi gruppi finanziari.

Per quale motivo una televisione che era in possesso di una carta di concessione sia pur senza valore (le radio subirebbero la medesima sorte), oggi si trova declassata a semplice "autorizzata", letteralmente impossibilitata a crescere e tenuta quindi in prossimità della soglia di chiusura?

Per quale motivo devono essere pagati canoni e tasse se le "concessioni" rilasciate nel 1994 (e recentemente alle televisioni) sono totalmente prive di valore dal momento che MAI sono state assegnate le frequenze di trasmissione (dette anche canali) che costituirebbero l'oggetto della concessione?

Considerato che siamo la sola organizzazione "non profit" esistente in Italia a fronte di squallidi uffici commerciali - in effetti finte associazioni di categoria - che hanno tratto cospicui vantaggi economici, suggerendo loro stessi ai politici il cumulo di illegalità che ci assilla per poterle poi affrontare in tribunale e lucrarci sopra, se avete altri "PER QUALE MOTIVO" a continuazione dei precedenti, scriveteci e solidarizzate con noi, magari partecipando al ricorso collettivo che vedrà i ricorrenti in posizione ovviamente privilegiata rispetto agli altri.

E-Mail: conna@conna.it 
in alternativa: maal52@libero.it (da usare solo se l'indirizzo principale dovesse essere momentaneamente non funzionante).

P.S Comunicateci i vostri indirizzi di posta elettronica esatti di vostri colleghi o informateli: un numero rilevante di e-mail non viene recapitato per mancati funzionamenti o indirizzi sbagliati.
Questo impedisce al Conna di rivolgersi all'intera categoria spiegando senza fronzoli l'essenza dei fatti e delle cose.

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28 giugno 2001
INTIFADA
 
Oggi è partita all'indirizzo delle emittenti che hanno inviato la scheda per il ricorso di cui abbiamo la relativa e-mail (gli altri cercheremo di raggiungerli con il fax o con la posta) una comunicazione riservata, scritta dal nostro coordinatore per il Friuli Venezia Giulia, Danilo Maddalon che segna un po' l'inizio della battaglia: se vogliamo dirla alla ligure è il classico "Che l'inse?" del Balilla di Portoria.
Oggi noi non abbiamo di fronte gli austriaci cui scagliare sassi; tentiamo però ugualmente di dare una poderosa spallata alla massa di trabocchetti, di trucchi e sopraffazioni che per tanto tempo, dalla Mammì in poi, hanno tormentato le emittenti locali radiofoniche e televisive impedendo loro di svolgere un normale ed onesto lavoro.
Sono mesi che svolgiamo opera informativa e la risposta è stata imponente se consideriamo il fatto che al nord le emittenti locali radiofoniche vere (non quelle finte) sono quasi tutte scomparse. Tuttavia, molte radio, o sono ancora all'oscuro di tutto oppure sottovalutano il pericolo.
Noi chiediamo ancora a tutti i sostenitori del Conna di non stancarsi di fare opera informativa presso i titolari di radio per due principali ragioni.  La prima è ovvia: più sono i ricorrenti, e maggiore sarà la nostra forza di fronte al giudizio che i magistrati esprimeranno sulla legge 66/2001.
L'altra ragione è di doverosa responsabilità e ognuno di noi non deve subire a posteriori i pentimenti di quanti non possedendo magari Internet non hanno potuto seguire passo passo la nostra azione.
Essi - conosciamo la meccanica di certe reazioni - potranno far carico all'amico-collega di non averli adeguatamente informati con discorsi del tipo: "se sapevi che la situazione era così drammatica e che avrebbe condotto alla mia esclusione, perché non mi hai allertato a dovere?" .
Sembra già di sentire i lamenti dei perdenti, uguali a quelli  che negli ultimi anni per ragioni più o meno simili non fanno più parte della categoria.  Buon lavoro.
 
Conna, Coordinamento nazionale Nuove Antenne

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27 giugno 2001
..E I SOLDI?
Ieri l’altro, 25 giugno, invitati da Millecanali, abbiamo presenziato presso la sala riunioni della Redazione di Milano alla presentazione di “TV Files”, una società di Roma che rivolge alle emittenti televisive locali, proponendo di traslare il segnale mediante satellite, di reperire e di produrre programmi.
Dopo una lunga presentazione, arrivati al dunque in merito ai costi, qualcuno delle televisioni presenti ha prospettato, sia pure in modo folcloristico, le difficoltà dell’operazione che traducendo, così intendeva significare: “risorse ce ne sono poche, siamo vittime di leggi spaventose, disorganizzati e incapaci di difenderci, candidati all’estinzione o nella migliore delle ipotesi ad essere acquistati da una rete nazionale come è già avvenuto per le radio; tutte belle cose quelle che voi proponete, ma chi ha la forza economica di sostenerle?”.
Una riunione inutile quella indetta da Millecanali? 
Non c’è mai nulla che si riveli totalmente inutile. L’iniziativa è valsa a ricordarci l’esigenza di agire prima che sia troppo tardi, cioè dopo che le emittenti locali scompaiano totalmente, svolgendo una azione tesa ad allargare il mercato.
Come radio e televisioni sanno, l’intero settore offre la cifra fantastica di 8000 miliardi di lire. 
Soldi quindi ce ne sono e potrebbero bastare per assicurare anche all’ultima impresa radiofonica o televisiva (in ordine di dimensioni aziendali s’intende) sostanze sufficienti per farla crescere, professionalizzarsi e prosperare. 
Questa massa enorme di soldi purtroppo è incettata da pochi e distribuita secondo criteri clientelari.
In breve si tratterebbe di costringere costoro a non mantenere il mercato drogato, e i mezzi - il Conna può garantire - esistono e sono previsti dalle leggi vigenti.
Immediatamente dopo la conclusione del ricorso contro la legge 66/2001, opereremo in questo senso e ancora una volta - secondo i nostri intendimenti - protagonista sarà la magistratura.
Esistono tante possibilità come vedete di far valere le nostre ragioni che però presuppongono una volontà che deve venire da tutti: una unione che deve riuscire ad escludere tutti coloro che invece di spingere il carro delle rivendicazioni restano attaccati per farsi trainare come faceva Zampanò ne “La strada” di Fellini, a spese della povera Gelsomina.
Millecanali dovrebbe quindi dare il via ad una metamorfosi, così come speravamo fino a poco tempo fa dopo aver letto uno scritto molto interessante inviatoci dal direttore Mauro Roffi. Nell’ultimo numero di giugno della rivista, invece, si ha l’impressione che la vecchia linea della pubblicazione dell’editore Castelfranchi, che tanto ha favorito le concentrazioni, non sia cambiata.

SITUAZIONE RICORSI
L’adesione in massa al ricorso contro la legge 66/2001 vede ormai sulla stessa linea di difesa i responsabili delle radio più intelligenti e ricettivi decisi a far blocco di autodifesa guidati dal Conna; solo oggi hanno mandato la scheda regolarmente firmata Radio GM1 di Cassino e Radio Città di Benevento. 
Nessuno si stanchi comunque di cercare di informare i colleghi che ancora non conoscono il pericolo che li sovrasta o perché non hanno l’attrezzatura necessaria Internet per collegarsi con il nostro sito www.conna.it o per semplice sprovvedutezza. 
Ognuno di fronte alla scomparsa futura di una emittente non deve sentirsi dire “me lo potevi dire, dovevi avvertirmi” ed è bene avere la propria coscienza tranquilla per ogni evenienza. 
Se qualcuno poi dovesse assumere un atteggiamento di sufficienza, o se invece di ringraziarvi vi rispondesse evasivamente lasciatelo al suo destino, non insistete, di certi soggetti possiamo farne tranquillamente a meno.

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25 giugno 2001
ANCORA SULLA SIAE
Dopo una prima lettera sulla questione del diritto d'autore, Rampani di Radio Onyx Star ne ha scritto un'altra in cui sostanzialmente ribadisce i medesimi concetti.
A parte che al momento, rispetto all'impegno di riuscire a condizionare l'applicazione della legge 66/2001, assolutamente primario, la questione della Siae in confronto appare piccola piccola, ben vengano proposte tese a migliorare le cose.
Ma continuiamo ad obiettare: anche se tutti gli autori ed editori fossero d'accordo come un sol uomo, come potrebbero prendersi il lusso di concedere "liberatorie" alle emittenti se la maggior parte di essi ha sottoscritto un contratto che delega IN ESCLUSIVA la Siae a rappresentarli? 
Gli autori e gli editori, invece di concedere "liberatorie" senza valore che si tradurrebbero in una nuova raffica di denunce a carico delle emittenti, farebbero bene a chiarire prima i loro rapporti con la Siae e il loro effettivo grado di autonomia sulle loro opere.
[....]
Testo rimosso su richiesta

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24 giugno 2001
NOI DURI..
Il Conna, dall'esterno è sempre apparso tetragono, irragionevole e irriducibile.
Delle tre definizioni la terza corrisponde al vero perché se andiamo a consultare la piattaforma rivendicativa del Conna pubblicata in uno dei primi numeri di Nuove Antenne - fatte salve le condizioni diverse - potrebbe essere pubblicata anche ai nostri giorni.
Questa fama di duri, che fa rima inevitabile con puri, forse è dovuta alle manifestazioni di piazza che ai tempi in cui le emittenti credevano maggiormente nel loro futuro eravamo riusciti ad organizzare.
Furono dimostrazioni di forza cui affluirono migliaia di persone; riuscitissima quella di Roma in piazza S.S. Apostoli (piazza Venezia). 
L'ultima ebbe luogo all'Eur davanti al tristemente famoso palazzo all'indirizzo di "Viale America 201" con un concentramento notevole caratterizzato dalla difficoltà di parcheggiare i "pullman" provenienti da tutta Italia tanti erano, e da una antenna issata sul braccio di una scavatrice che ci consentiva di effettuare una radiocronaca in collegamento con numerose emittenti.
Era un modo semplice ed efficace per far sentire la voce organizzata di radio e televisioni che avrebbe condizionato le forze politiche se nel frattempo non fossero state costituite associazioni "gialle" che ben presto seminarono confusione suggerendo a ministri e sottosegretari i migliori sistemi (leggasi peggiori) per distruggere l'emittenza locale.
Da allora, cessate le manifestazioni che sarebbero risultate controproducenti, mostrando una categoria profondamente divisa, fummo costretti a riportare nelle sedi istituzionali la nostra azione, senza peraltro che la fama di "contestatori" accennasse a diminuire.
L'Italia, è noto, è il Paese delle etichette e noi ci guadagnammo quella, nonostante si ebbero in seguito altre piccolissime manifestazioni organizzate da altri come quella della Frt che nello scorso decennio portò davanti al Senato uno sparuto gruppo di operatori televisivi armati di fischietto che non fecero certo tremare il suolo di Roma.
Questo discorso per dire che la nostra è sempre stata una azione civile all'interno delle Commissioni ministeriali, dell'editoria e dell'Autorità, al punto che non abbiamo mai dimenticato, per esempio, di rivolgere gli auguri di buon lavoro ai ministri e ai sottosegretari che si sono succeduti.
Anche questa volta l'abbiamo fatto e, fatto inconsueto, abbiamo ricevuto una pronta risposta dal ministro Gasparri e dal sottosegretario Baldini che probabilmente sarà delegato ad amministrare il settore che ci interessa.
Il ministro si rivolge a noi molto, molto cordialmente, promettendo di ripagare con "l'impegno, l'onestà e la coerenza" la fiducia che gli abbiamo accordato.
Ancora più esplicito lo scritto del senatore Massimo Baldini che annuncia, non appena stabilite le deleghe, la volontà di contattare il Conna al fine di "esaminare tutte le problematiche inerenti le televisioni e radio locali".
Anche se di fronte alla legge 66/2001 (appena approvata)  dal lato tecnico non sarà possibile far nulla e la soluzione del ricorso rimane la sola possibile, non trascuriamo questo buon inizio.
Quindi non è vero che siamo tetragoni e irragionevoli. 
Irriducibili sì, e anche duri, nel difendere l'articolo 21 della Costituzione che assicura diritti alle radio e televisioni locali che non possono essere calpestati.  

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21 giugno 2001
SUL DIRITTO D'AUTORE
Alessandro Rampani di Radio Onyx Star di Porlezza (Como), ben conosciuto da quanti ci seguono, ha avanzato delle proposte sulla Siae che riteniamo meritino un pubblico dibattito.
Scrive Rampani: "La mia radio come probabilmente molte altre, riceve dalla Germania, Svizzera e dalla Gran Bretagna del materiale sonoro, in genere CD, nella speranza che il loro prodotto venga diffuso e lo fanno con una dichiarazione che ci autorizza alla libera e gratuita esecuzione via etere. 
Ho quindi ben pensato di chiedere a tutti i produttori delle case discografiche italiane o straniere presenti nel nostro Paese che inviano supporti musicali, una liberatoria intesa ad autorizzarmi ad usarli liberamente, esonerandomi da qualsiasi pretesa economica sul diritto d'autore o altro
".
Sembrerebbe la soluzione migliore quella di Alessandro e, invece, a nostra opinione non lo è.
Già in tempi lontani avemmo modo di esaminare in tutte le pieghe i vari problemi guardandoli da tutte le angolazioni, non sentendoci infine di mandare allo sbaraglio le emittenti nostre rappresentate come altri hanno fatto.
Una associazione, pur di far piacere a questo o a quello deve fare molta attenzione nello scegliere una strategia, perché portare avanti una posizione errata può significare un grave colpo alla propria credibilità; guai a sbagliare.
Furono queste le considerazioni che ci portarono a scegliere la famosa (e vincente) strategia dell'anticipo delle 10 mila lire come segno di buona volontà, "in attesa di conoscere l'entità di un equo compenso".
L'autorizzazione delle case discografiche funzionerebbe se gli artisti, o comunque gli esecutori, non fossero iscritti alle società per la protezione del diritto d'autore tedesche, svizzere, britanniche ecc.. con le quali la Siae italiana è convenzionata. 
E quanti sono gli artisti che hanno rinunciato a percepire i proventi delle loro opere visto che non è possibile "incassarli" in proprio? Un buon numero, ma sempre una infima minoranza rispetto ai loro colleghi, specie quelli di maggior successo.
Ammettiamo pure che una emittente decida di valersi esclusivamente dell'opera di artisti liberi da ogni vincolo; è pensabile che una radio possa escludere totalmente i suoi ascoltatori rispetto alla produzione corrente? Eppoi basterebbe una musica qualsiasi protetta dalla Siae inserita in uno spot pubblicitario consegnato da una concessionaria per invalidare qualsiasi proposito di indipendenza.
Supponiamo allora che artisti iscritti alla Siae e case discografiche decidessero all'unisono di "liberare" le emittenti radiotelevisive da ogni onere. Non potrebbero farlo perché l'artista e l'editore, nel momento in cui affidassero alla Siae la percezione del diritto d'autore, anche loro se volessero eseguire a fini di lucro le composizioni sarebbero considerati a tutti gli effetti come utenti utilizzatori qualsiasi.
E' sulla base di queste considerazioni che già in tempi lontani finimmo per stipulare insieme ad altre associazioni una convenzione con la Siae su basi percentuali differenziate (tra l'altro, fatte tutte le deduzioni, gli iscritti al Conna hanno diritto ad uno sconto del 10 per cento).
Il problema, al momento non viene tanto dalla Siae, ma da pretendenti su presunti diritti fonomeccanici come quel "consorzio" che si è convenzionato con la Frt , di cui abbiamo già parlato ne "Il miracolo del vino" il 25 maggio 2001 (cliccare qui per leggerlo).
Tali richieste a nostro giudizio non hanno fondamento perché nel 1941 quando venne emanata la legge sul diritto d'autore, i produttori di supporti fonomeccanici (i primitivi 78 giri) avevano bisogno di incentivi per sviluppare la produzione, non erano insomma al livello delle contemporanee multinazionali discografiche  "Cinque sorelle" che mettono in vendita un disco cd a 40 mila lire. Tuttavia, una strada per salvare il principio di legge era stata trovata dalla stessa Siae che devolveva una piccola parte dei suoi proventi alla Associazione fonografici italiani (Afi).
Al di là non si può andare, ed è necessario stroncare sul nascere qualsiasi domanda di soggetti che potrebbero improvvisamente moltiplicarsi e fornire il destro a produttori industriali di generi i più disparati di avanzare diritti. 
Si dice, c'è la 633 del 1941 che riconosce diritti ai fonografici. D'accordo, però esiste anche un principio di base per cui le leggi sono fatte anche per essere cambiate se non rispondono più alle esigenze del tempo in cui devono operare.
In ogni modo la discussione è aperta, scriveteci ed esponete le vostre idee. E-mail: conna@conna.it .

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19 giugno 2001
OPPORTUNISMI
Le cose hanno cominciato a muoversi nel senso giusto perché il compattamento intorno al Conna è in pieno atto, sia da parte delle radio che delle televisioni, al punto che le cifre "sparate" da certe associazioni in merito alle testate che rappresenterebbero dovranno per decenza essere rivedute.
Non parliamo poi di chi continua a pubblicare il nome di emittenti che non fanno capo alla sua "ditta" o non ha cancellato dai suoi elenchi radio e televisioni che non esistono più da un pezzo.
Il Conna non è mai ricorso a sistemi di questo genere, neppure quando negli Anni Ottanta rappresentava 650 imprese piccole e grandi e si poteva considerare l'associazione con più iscritti in assoluto. 
Non ce ne siamo mai vantati, perché gli esibizionismi appartengono a quelle finte associazioni, "botteghe per far soldi", che in effetti sono società a puro carattere speculativo e come tali devono autopubblicizzarsi per seguire le leggi di mercato.
Oggi le cose stanno realmente cambiando e, quotidianamente dalle comunicazioni che riceviamo, abbiamo la concreta percezione che le nebbie persistenti che hanno ottenebrato per lungo tempo la visuale dell'orizzonte all'intera categoria si stiano diradando, al punto che abbiamo pensato di darci delle regole che rendano più difficili gli opportunismi di quanti continuano a muoversi secondo convenienza o in base all'aria che tira.
Un esempio fra tutti viene da un caso che oggi stesso abbiamo provveduto a "sanare". Un antico iscritto alla nostra associazione, dopo alcuni anni di silenzio, ha ritenuto che il vecchio rapporto poteva essere ripristinato versando mediante conto corrente la quota annuale di appartenenza al Conna che come tutti sanno è di lire 100.000.
Ebbene, proprio nelle scorse settimane il Direttivo del Conna aveva deliberato in merito a coloro che intendevano reiscriversi alla Associazione: essi dovevano sottoscrivere le ultime tre mensilità, o meglio il dovuto di 36 mesi, considerato che i versamenti possono essere fatti in qualsiasi giorno dell'anno.
Con l'immediata restituzione mediante assegno della quota che questa televisione aveva versato, abbiamo ritenuto fosse da considerare una forma di rispetto anche nei confronti di quel nucleo di garanzia che sono gli associati al Conna che non ci hanno mai abbandonato, neppure nei momenti più difficili come quello che abbiamo attraversato nei primi mesi di quest'anno, quando ci siamo accorti che se non opportunamente sostenuti, non avremmo potuto svolgere lo sforzo organizzativo dei ricorsi, pesante anche sotto l'aspetto finanziario.
I consensi non sono mancati, e come dicevamo, aumentano ogni giorno di più. 
Coloro che vogliono far parte del Conna pertanto - o intendono inviare la scheda di adesione al ricorso contro la legge 66/2001 pubblicata in questo stesso sito - non hanno che da rivolgere domanda, per posta, per telefono, per e-mail (conna@conna.it ) o attraverso altri mezzi. 
L'iscrizione è di lire 100mila per 12 mesi per un rapporto continuativo, si intende, e non a singhiozzo.

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17 giugno 2001
LA DIGNITA'
Abbiamo trasmesso a tutti coloro che ci hanno inviato la scheda di adesione del ricorso al Tar e che dispongono di indirizzo e-mail (agli altri provvederemo mediante lettera) una comunicazione riservata dove si annunciano fatti positivi di fondamentale importanza per radio e televisioni legati strettamente alle domande di "concessione" fatte e da fare.
I progetti del Conna, non lo nascondiamo, sono ambiziosi, e ci accorgiamo che come la goccia che scava la roccia, sulla distanza stiamo riuscendo a condizionare tutte quelle forze ostili all'emittenza locale che fino ad oggi hanno fatto il bello ed il cattivo tempo (bello per loro, cattivo per gli altri) e a raccogliere qualche frutto.
La stretta unione che stiamo promuovendo, sia pure con tanta fatica ed ostacoli in questa congiuntura di estremo pericolo per le "locali", è destinata per la prima volta a costituire un fatto duraturo che tende ad assicurare una dignità alle emittenti, ponendole all'altezza di pretendere un rispetto che fino ad oggi non è stato loro riconosciuto (anche perché spesso non sempre se lo meritavano).
Il concetto che ha il Conna di "dignità", ovviamente è differente da quello di Filippo Rebecchini, presidente della Frt che attribuisce questa definizione gratificante solo a quelle imprese che hanno a disposizione grandi mezzi economici o di altro genere (potenzialità economica, presenza sul mercato ecc.., secondo i noti concetti della 223/90 del ministero di Giacalonia).
No. Per noi, riuscire ed essere considerati imprenditori attendibili, significa che alle spalle di ciascuna radio o televisione deve esserci una persona seria, responsabile, in grado di rispettare gli impegni anche se piccoli, indipendentemente dalla consistenza finanziaria dell'azienda. 
Come possono fidarsi coloro che distribuiscono risorse sotto forma di pubblicità se una emittente non assicura la perfetta messa in onda di ciò che le viene dato? 
E come è possibile giungere ad una intesa di categoria se ancora oggi, a venticinque anni dall'avvento della libera emittenza, molti titolari di radio e tv mal sopportano i loro colleghi e si comportano come degli sbandati?
A questo proposito, nei prossimi giorni, cercheremo di essere più precisi.  

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14 giugno 2001
LA COMICA
Se sulle emittenti locali non campassero intere famiglie e se esse per la comunità nazionale non rappresentassero una cosa potenzialmente seria, la vicenda delle "concessioni" e "autorizzazioni" meriterebbe grasse risate.
Da quando la società si è organizzata secondo regole di convivenza civile, riteniamo non si sia mai verificato il caso di una nazione considerata fra le più civili del mondo (e per certi versi, abbandonando complessi esterofili e false modestie, lo è), che abbia rilasciato concessioni mancanti ...dell'oggetto principale (nel caso specifico le frequenze di trasmissione).
Le radio quindi dovrebbero trasformarsi in società, assumere due dipendenti per ottenere dopo una lunga trafila a base di documenti e graduatorie, praticamente nulla, continuando ad operare interferiti, senza alcuna garanzia e nessuna sicurezza per il futuro, conservandosi semplicemente a disposizione dei signori acquirenti delle reti nazionali.
Parliamo delle radio per evidenziare in prospettiva il medesimo problema che oggi assilla le televisioni, le quali - se comunitarie - per ottenere la carta senza valore delle "concessioni" dovrebbero pagare, tanto per gradire, 6 milioni di lire!
Ieri abbiamo pubblicato la lettera che un nostro associato (senza citarne il nome per ragioni di riservatezza) ha inviato al Ministero delle comunicazioni, chiedendo una moratoria di 90 giorni rispetto ai 15 previsti per il versamento della somma, ossia il tempo necessario per una indagine tecnico giuridica.
Oggi, un altro nostro associato ci ha sottoposto una seconda lettera che intende inviare al Ministero in posta assicurata, più lapidaria e al limite dell'arguzia.  

Essa dice:

Spett. Ministero ecc.... 

Abbiamo ricevuto la concessione per l'esercizio della radiodiffusione televisiva privata in ambito locale su frequenze terrestri a carattere comunitario per i bacini indicati nell'allegato A. Notiamo però che non sono precisati i canali su cui la nostra emittente potrà operare, considerato che le attuali frequenze utilizzate risultano malsicure, interferite e comunque non protette.
Vi saremmo pertanto grati ci venissero comunicati i canali di trasmissione che costituiscono il contenuto principale della concessione, ovvero il corrispettivo naturale della tassa governativa richiesta di lire 6milioni che ci si ingiunge di versare entro 15 giorni.
Restiamo pertanto in attesa, diffidando nel frattempo codesta direzione del Ministero delle comunicazioni a procedere avventatamente in merito ad una eventuale interdizione dei nostri impianti: sia chiaro, e questa lettera fa fede, che ad ogni turbativa della nostra attività di comunicazione corrisponderà da parte nostra congrua richiesta di indennizzo rispetto ai danni subiti.
 
Distinti saluti
 

(seguono data, firma ed elementi riconoscitivi dell'emittente). 

Come vedete, amici iscritti al Conna e colleghi sfiduciati, traditi e venduti dalle associazioni "succhiasoldi e basta", qualcosa di grosso si sta muovendo e a favorire questa entusiastica presa di coscienza e coraggio è il Conna, unica associazione non profit esistente nel nostro Paese che ha per ragioni etico sociali a cuore, fin dall'avvento dell'emittenza libera, l'esistenza di un tessuto di emittenti locali sparso sul territorio. 

Nota aggiuntiva  

Ci viene incessantemente rivolta una domanda: come si comporteranno i nuovi ministro e sottosegretari: Gasparri, Innocenzi e Baldini?
Noi speriamo bene, cioè che essi possano rendersi conto delle nefandezze commesse da TUTTI i loro colleghi che li hanno preceduti; dubitiamo però possano farlo dal momento che come scrivevamo ieri, insieme al Centro Sinistra hanno votato la legge n.66 del 2001.
E' pensabile essi possano recedere a così breve distanza di tempo da ciò che hanno voluto e sottoscritto?
Speriamo pure il bene, anche se prudentemente il nostro tempo lo impieghiamo principalmente in contatti con gli avvocati e non certo aspettando piova manna dal cielo: se anche ci fossero improvvisi ripensamenti e volontà politica infatti, sarà molto difficile trovare meccanismi tecnici per non applicare la legge 66 e non rispettare le scadenze previste. 
Tuttavia, può anche darsi che la nuova equipe governativa si stia attrezzando per compiere miracoli.

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13 giugno 2001
6 MILIONI!
Una possibile soluzione al problema delle richieste ministeriali alle televisioni anche di carattere comunitario cui è stato imposto il versamento entro 15 giorni della tassa di concessione di ben 6 milioni di lire (una somma sproporzionata, assurda, da sommare poi con quella del cànone) pena il non rilascio della "concessione" o della "autorizzazione", può essere quella che un nostro associato si appresta a praticare, inviando una risposta al Ministero di Roma alla lettera che gli è stata inviata in data 29 maggio 2001.
Nello scritto raccomandato con ricevuta di ritorno, si affermano concetti di estrema semplicità ma pesanti come piombo, a conoscenza di noi tutti e, si spera, presto all'esame di giuristi esperti di diritto amministrativo e giudici della Corte costituzionale.
Ecco il testo, ad uso di tutti coloro che intenderanno indirizzare al meglio il loro giusto risentimento in attesa di un ricorso generale che potrebbe essere impostato in comune con o senza il supporto degli avvocati del Conna:

Spett. Ministero delle Comunicazioni
Servizio concessioni e autorizzazioni
Viale America 00144 Roma-Eur 

Vista la Vostra comunicazione a mezzo lettera raccomandata del 29.05.2001, per il rilascio delle Concessioni e Autorizzazioni, nella quale viene indicata l'avvenuta graduatoria in virtù delle domande presentate a codesto Ministero entro il 30 giugno del 2000, si evince che dalla tabella A del decreto n. ........ rilasciato a titolo di concessione per i bacini provinciali di............, non vengono menzionate le frequenze di trasmissione (Canali assegnati) che costituiscono l'oggetto principale della concessione.
Va da sé che le autorizzazioni rilasciate alla nostra emittente, senza precisare il canale sul quale far operare in esclusiva un impianto trasmittente sono quindi da ritenere illusorie; si deduce di conseguenza che non esiste un motivo valido per pretendere da parte Vostra il pagamento della Tassa governativa di concessione di ben 6 milioni di lire entro 15 giorni dalla data di notifica.
Considerata quindi la nullità del documento che ci è stato inviato, e che tale spesa grava pesantemente sul bilancio della associazione........... (eventualmente precisare "dell'impresa") il Consiglio amministrativo ha così deliberato, riservandosi di prendere la decisione del pagamento della Tassa di concessione mettendo la medesima in istruttoria dai legali e giuristi di competenza. 
Pertanto in qualità di presidente responsabile della emittente ............., chiedo al gent/mo Direttore generale in carica nella persona della dottoressa Laura Arìa del Ministero delle comunicazioni, Direzione generale per le concessioni e autorizzazioni divisione V, di voler concedere un rinvio di 90 giorni dall'obbligo del pagamento della tassa di concessione, per dare spazio alla decisione dei giuristi incaricati. 

(firma e data) 

trascrivere i dati anagrafici del responsabile dell'emittente, nonché le caratteristiche principali della associazione (o dell'impresa).

INVIATE LE VOSTRE IMPRESSIONI/DECISIONI A: CONNA@CONNA.IT

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12 giugno 2001
TELESORPRESA
Oggi abbiamo ricevuto una comunicazione drammatica da un nostro associato che si è visto sottrarre dal recente, inaudito pasticcio delle concessioni/autorizzazioni televisive, alcune province che serviva da tanti anni.
Questo nostro amico che al momento preferisce non venga pubblicizzato il suo caso, licenzierà i 4 dipendenti che era stato costretto ad assumere e chiuderà l'emittente. 
Nessuno però del Ministero delle comunicazioni e della Autorità di Napoli si illuda, i capitali che risparmierà interrompendo bruscamente il lavoro di una emittente ordinata, con una storia alle spalle, li investirà in cause legali citando funzionari responsabili, con richieste allo Stato di cospicue somme per i danni subiti (facilmente provabili) e del completo reintegro tecnico nelle posizioni di lavoro consuete. 
A QUESTO PROPOSITO RICORDIAMO A TUTTI I RESPONSABILI DI TESTATE TELEVISIVE LOCALI CHE I RICORSI AI TAR (PREFERIBILE QUELLO DEL LAZIO) POSSONO ESSERE PRESENTATI ENTRO 60 GIORNI DALLA DATA DEL RILASCIO DELLA TRAGICA BURLA CHIAMATA DI VOLTA IN VOLTA "CONCESSIONE" O "AUTORIZZAZIONE". 
GLI AVVOCATI DI FIDUCIA DEL CONNA SONO A LORO DISPOSIZIONE.
La notizia che tutte le imprese cosiddette "autorizzate" saranno praticamente ibernate, congelate AD UN PASSO DALLA ELIMINAZIONE, mentre le "concessionarie" regionali potranno acquistarle espandendosi, passato l'iniziale sbalordimento, si è diffusa poco per volta. In un primo tempo infatti sembrava che la differenza "concessionarie/autorizzate", fosse solo di immagine, ma sotto sotto c'era la BRUTTA SORPRESA.
La triade governativa che, come è noto sarà composta dal ministro Maurizio Gasparri (da non confondere con Enrico Gasbarra, vice sindaco al Comune di Roma) e dai sottosegretari Innocenzi e Baldini, non crediamo possa cambiare quella direzione che ha provocato a tutt'oggi un autentico scempio dell'emittenza locale.
Non lo crediamo perché l'ultima legge n.66-2001 che conteneva punti assolutamente liberticidi, è stata approvata praticamente all'unanimità da tutte le forze politiche di destra e di sinistra.
Come abbiamo già avuto modo di affermare con tutta convinzione, dalla politica non possiamo più aspettarci nulla di buono tanto consolidata ormai è la tendenza al massacro delle piccole imprese. 
Rimane la magistratura cui un gran numero di radio si rivolgeranno entro la fine di questo mese chiedendo di rinviare alla Consulta norme palesemente in contrasto con la Carta costituzionale ed il codice civile.

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7 giugno 2001
NOTA DI SERVIZIO
Informiamo tutte le radio e televisioni locali che hanno partecipato alla campagna elettorale per le elezioni di Camera e Senato - a prescindere se iscritte al Conna o meno, dati i tempi ristretti - che entro il giorno 12 giugno (martedì prossimo), hanno l'obbligo di inviare ai presidenti di Camera e Senato, nonché al Collegio regionale di garanzia elettorale, una dichiarazione in lettera raccomandata in carta semplice che comprenda: 
" i servizi di comunicazione politica ed i messaggi politici......, i nominativi di coloro che vi hanno partecipato, gli spazi concessi a titolo gratuito o a tariffa ridotta, gli introiti realizzati e i nominativi dei soggetti che hanno provveduto ai relativi pagamenti". 

Gli indirizzi:

Presidenza della Camera dei deputati
Palazzo Montecitorio
00100  ROMA 

Presidenza del Senato della Repubblica
Corso Rinascimento
00100  ROMA 

Collegio regionale di garanzia elettorale
(
l'indirizzo varia, e lo si può ricercare presso la Corte di appello o, in mancanza, presso il Tribunale del capoluogo di ciascuna regione)

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3 giugno 2001
PASSA PAROLA
A coloro che ci hanno mandato la scheda per il ricorso, abbiamo inviato una comunicazione riservata che comprende gli indirizzi e-mail di 38 emittenti, affinché possano eventualmente corrispondere fra di loro. 
Mentre invitiamo ricorrenti e nostri iscritti in genere a collaborare nel prendere contatto con altri ricorrenti non dotati di indirizzi Internet, specie al sud, con il consueto passa parola che tanto ha giovato in questi ultimi tempi.
Agli associati al Conna invieremo nei prossimi giorni un documento che abbiamo messo a punto per far fronte al grave pericolo delle irruzioni della Guardia di Finanza, dei Carabinieri o da parte di altri in veste "antipirateria", indirizzati da quei soggetti di cui abbiamo parlato nei precedenti articoli.

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1 giugno 2001
IL BACIO IN FRONTE
Un vero e proprio attentato all'immagine, ecco come viene giudicata la divisione degli "autorizzati" dai "concessionari" dalle numerose televisioni piccole e medie che passati i primi entusiasmi si sono accorte di essere state usate come carne da cannone, ovvero di essere improvvisamente scese di livello.
Era facile prevederlo, e quando qualche tempo fa lo avevamo scritto sembravano nostre fantasie di fronte a pressoché tutte le televisioni, "accecate" dalla loro presenza negli elenchi.
Diradato il fumo dell'illusione di essere stati baciati in fronte dalla fortuna, poco per volta, la pazzesca operazione del rilascio delle nuove concessioni burla è apparsa in tutto il suo squallore.
Le televisioni assistite dal traino pubblicitario hanno sì di che gioire; potranno presentarsi ai clienti che acquistano spazi pubblicitari dicendo: "noi siamo un'altra cosa rispetto agli altri che sono dei semplici e piccoli autorizzati, prossimi a vendere le loro frequenze ad emittenti importanti come la nostra!". 
Avete capito come è facile prendere in giro una categoria disunita, autolesionista, i cui operatori sono impegnati soprattutto a distruggersi l'un con l'altro?
Anche questa avventura delle concessioni fasulle, detto proprio con termine giudeo-romanesco, non può lasciare indifferenti; una presa di posizione generale dovrà pur esserci prima o poi, perché dal capo del nuovo governo - nessuno si illuda considerandolo tutto sommato un "collega" - non ci si può aspettare nulla di buono, considerato che è stato uno dei primi a ritenere inutile (e quindi distruggibile) l'emittenza locale che non faccia parte del suo "giro" (che è poi quello del "traino").   

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CO.N.N.A. Coordinamento Nazionale Nuove Antenne