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ULTIMISSIME DAL CONNA
Aprile 2001

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Ultimissime

28 aprile 2001
ROCCAFORZATA
Si sta verificando il fatto nuovo di emittenti che per la prima volta si avvicinano alla nostra associazione, lasciando ben sperare in un futuro diverso per le radio locali, specie quelle dei piccoli centri che vivono praticamente isolate e che ci sono particolarmente care.
L'ultima scheda di adesione è arrivata oggi al fax del Conna 06/35347131. E' di una emittente di Roccaforzata (anche il nome è di buon augurio perché ricorda l'unione che fa la forza), ed è della ditta individuale di Michele Fiorino Radio In Puglia (Taranto) - impiantata nel lontano 1986 - che figurava nel nostro schedario per l'invio del giornale con un indirizzo completamente diverso. 
A questo proposito è bene ricordare ancora una volta quanto sia importante far conoscere il nostro sito www.conna.it e avere indirizzi e numeri telefonici aggiornati per continuare la nostra opera informativa.
A differenza di quelle delle grandi città spesso gestite da grosse e presuntuose aziende che impiegano potenze di 15/20 chilowatt al solo scopo di comprimere quanto più possibile la libertà degli altri di farsi sentire, le piccole e medie imprese, molte delle quali hanno fruito del nostro famoso emendamento alla legge 482/94 conosciuto come quello "dei 400 watt", ormai sentono indifferibile la necessità di difendersi dalle prepotenze che provengono dall'esterno e dall'interno dell'emittenza.
Queste stazioni che svolgono un servizio pubblico in piccoli centri, raramente hanno infastidito qualcuno dal lato tecnico o turbato il mercato dei grandi affari, esse hanno sempre avuto un desiderio: essere lasciate in pace da leggi e regolamenti studiati appositamente per metterle in difficoltà. 
Hanno provato in tutti i modi a guadagnarsi questa tranquillità prendendo le distanze anche dalle associazioni che pensavano fossero tutte uguali, ma alla fine, dalla legge Mammì in poi, poco per volta, si sono rese conto che le cose che andavamo scrivendo corrispondevano alla realtà (la radio imbavagliata nella prima pagina di questo sito l'abbiamo pubblicata per la prima volta su Nuove Antenne del settembre del 1989).
Con la legge 66, arrivato il colpo finale, stanno uscendo una dopo l'altra allo scoperto e il Conna è pronto ad accoglierle e a indirizzarle verso obiettivi di difesa, di organizzazione e di crescita.

 

27 aprile 2001
FUORI TEMA
Avevamo promesso di non uscire dal tema radiotelevisivo e intendiamo mantenere questa linea, convinti che il sito www.conna.it debba essere essenzialmente uno strumento di lavoro in grado di dare informazioni di importanza fondamentale per le imprese locali del settore e non una occasione per parlare del più e del meno. 
La scelta di non pubblicare lettere, lamenti, "sfoghi" e diversivi vari non è stata casuale, anche se forte era la tentazione di dare spazio allo sdegno accumulato da tanti operatori colpiti dalle leggi emanate dalla 223/90 in poi.
E' per questo motivo che prevedendo il sito alternativo del nostro periodico www.nuoveantenne.it, abbiamo inteso aprirlo agli argomenti più diversi, oltre al contenuto dei vari articoli del giornale stesso che ogni tanto vale la pena di leggere per confrontare la realtà odierna con quelle che apparivano nostre immaginazioni pessimistiche. 
Accedervi è facile perché è sufficiente richiamarlo normalmente o "premere" (abitualmente diciamo "cliccare") sul "link" contenuto nel menu di sinistra.
Oggi sul sito www.nuoveantenne.it pubblichiamo il disperato appello di un genitore agli operatori televisivi e radiofonici che ci è stato segnalato da Alessandro Rampani; inoltre, insieme a questa lettera che vale proprio la pena di leggere (e chi potrà fare qualcosa lo faccia), è pubblicata una prima serie di editoriali originali sugli argomenti più disparati utilizzabili da radio e televisioni leggendoli o "raccontandoli" agli ascoltatori.
E con questo, chiudiamo l'argomento, ritornando alla nostra attuale, grande battaglia che è quella di riconquistare a buona parte delle "locali" la sicurezza e la dignità perduta con gli strumenti della legge messi a disposizione dalla magistratura. 

Conna, (Coordinamento nazionale Nuove Antenne)

 

25 aprile 2001
LEGISLATORE, MA CHI SEI?
Mentre ogni giorno che passa ci rafforziamo sempre di più in direzione della crescita delle adesioni ai ricorsi alla magistratura, già il direttivo del Conna pensa a come questa improvvisa presa di coscienza da parte delle emittenti potrà essere "canalizzata" e messa a profitto nell'interesse comune.
Le idee migliori vengono dai nostri associati che propongono di dotarci di una voce unica a difesa della categoria ottenuta impiegando nuovi possibili sistemi di trasmissione e di collegamento, considerando che i tempi sono più che maturi per evitare alle "locali" ulteriori sciagure.
Una di queste ci è stata trasmessa oggi da Milano sotto forma di un fascicolo che costituisce un classico esempio di legge regionale abusiva, realizzata senza nessun coordinamento con gli organi centrali dello Stato, al punto che basandosi su questo esempio, ogni regione potrebbe emanare tutta una serie di sue regole stravaganti e cervellotiche. 
Ci riferiamo alla Legge regionale n.017 del 3 aprile 2001 sull'inquinamento da onde elettromagnetiche della Regione Lombardia che un maggior peso delle emittenti locali avrebbe potuto modificare per tempo, condizionando il "legislatore regionale" incompetente e di parte che ha invece potuto imperversare indisturbato.
La legge prevede tutta una serie di norme macchinose e contraddittorie di difficile interpretazione, nonché alcune perle che rivelano la natura repressiva del provvedimento.
Per esempio, il "legislatore regionale" - probabilmente un funzionario sprovveduto, particolarmente orientato in favore delle società telefoniche, dopo aver mostrato una accesa animosità nell'obbligare chiunque a denunciare apparati di trasmissione di 5/7 watt di potenza misurati al "connettore di antenna", giunge ad esentare da qualsiasi tipo di denuncia le sole società che gestiscono la telefonia mobile (cellulari), se al "connettore di antenna" non vengono superati i 300 watt, inoltre, non viene precisato il numero dei trasmettitori in funzione su di una determinata postazione la cui sommatoria di potenza teoricamente potrebbe risultare infinita! 
A tanta interessata sciatteria, fa la pariglia la creazione di quello che si annuncia un ennesimo carrozzone succhiasoldi: l'ARPA (Agenzia regionale protezione ambiente), alla quale le varie aziende radiotelevisive dovrebbero versare ingenti balzelli per interventi di ogni genere, compresa la consegna di tutta una serie di documenti tecnici che fino ad oggi era perfino azzardato li chiedesse il Ministero delle comunicazioni.
Questa è la migliore risposta a quei gestori di emittenti locali che hanno scambiato studi professionali per associazioni in loro difesa che in cambio di salate quote di iscrizione non assicurano nulla - se non inutili comunicazioni - e tanto meno una difesa elementare da marchiani abusi come quello che abbiamo citato.
Il discorso si chiude con l'inizio di questo articolo: se verso il Conna continueranno a confluire anche le medio-grandi imprese, come sta avvenendo, avremo la forza necessaria ad opporci ai tanti soprusi che ci assillano con la forza dirompente (e originale) che ci è propria, altrimenti, il lento dissanguamento che ha interessato in primo luogo le piccole imprese locali fino a farle pressoché scomparire si estenderà a tutte le altre che saranno obbligate a lasciare il passo alle reti nazionali.

 

24 aprile 2001
UNA LETTERA
Il 4 aprile scorso, Alessandro Rampani di Radio Onyx Star di Porlezza (Como), accorgendosi del silenzio impenetrabile della stampa e delle grosse televisioni (Rai compresa) sul dramma di molte emittenti locali che a settembre si troverebbero di fronte ad ostacoli probabilmente insormontabili a causa di una legge ingiusta, ha acceso il suo computer (un tempo si sarebbe detto ha preso carta e penna) e ha inviato una lettera al senatore Di Pietro.
Dopo aver sintetizzato quelle che sono le palesi ingiustizie della legge 66 e la decisione del Conna di opporsi con tutte le forze possibili (legali) alla sua applicazione, nella lettera descrive quella che è la sua vita radiofonica, simile a quella di tanti altri titolari di radio: "...la mia è una ditta individuale a gestione familiare e fino ad oggi, nonostante mille difficoltà, sono riuscito a campare con i miei 4 figli, svolgendo un buon servizio, tanto è vero che la Prefettura di Como e la locale Comunità montana Alpi Lepontine hanno riconosciuto (per iscritto) che l'emittente svolge un servizio di grande importanza, assicurando tra l'altro interventi mirati in difficili situazioni di visibilità (le nostre strade al confine con la Svizzera sono ad alto rischio di frane, smottamenti e valanghe) e nella stagione buona dando supporto ad una serie di indicazioni promozionali turistiche".
Elencata puntualmente la serie incredibile di ostacoli e di imposizioni subite da tutte le stazioni locali che ben conosciamo, quelle che nei nostri scritti più volte abbiamo classificato semplicemente come "violenza", Rampani conclude annunciando il ricorso del Conna al Tar del Lazio.
In periodo elettorale i candidati sono particolarmente "ricettivi", e se si trattasse di avere sostegno e promesse anche dagli stessi politici che fino a ieri hanno fatto di tutto per sotterrare anche l'ultima impresa locale grandi ostacoli probabilmente non ce ne sarebbero.
Un particolare per nulla trascurabile però rende attendibile e sincera la lettera di risposta scritta dal senatore Antonio Di Pietro che riproduciamo integralmente: le sue dichiarazioni in favore dei mezzi alternativi di informazione (radio e televisioni locali principalmente) fatte in tempi non sospetti cioè lontani da elezioni o da fattori di convenienza.
Il Conna è quindi grato al senatore Di Pietro anche per il sostegno che dà alla nostra linea impostata sulla difesa legale e non su strilli e vendette personali.

Questa la lettera di risposta a Rampani:

                                     Busto Arsizio, 11 aprile 2001

Gent.mo signor Rampani,

                         rispondo alla Sua email del 4 aprile 2001. Conosco le problematiche connesse alla sopravvivenza delle emittenti locali e anch'io ritengo assurdo l'obbligo di assunzione di due dipendenti per poter trasmettere. 
L'idea del ricorso al T.A.R. è allo stato attuale l'unica percorribile.
Io da parte mia, continuerò a sostenere la Vostra causa. A Como può raccordarsi con la nostra Isabella Ferrara (tel. 031/607315 - email ferrara.isabella@tiscalinet.it.

Auguri di buona Pasqua!

                              Antonio Di Pietro

 

23 aprile 2001
ARRIVA LUI...
La Corte costituzionale sarà chiamata ad esprimersi sui quesiti che interessano attualmente le emittenti locali, e non abbiamo dubbi che fermerà le due grosse incostituzionalità che attualmente ci preoccupano. 
Il pronunciamento che riteniamo a noi favorevole perché oltre al buon senso esistono precedenti in proposito, presenterà un altro importantissimo risvolto di carattere generale: significherà il primo importante riconoscimento della dignità di quella impresa radiotelevisiva locale di provincia che ci interessa difendere, quella per meglio interderci fra di noi, che "naviga" al di sotto del miliardo di fatturato annuo.
Nubi preoccupanti infatti si addensano all'orizzonte; nell'ultimo numero di Millecanali ne è riportata una assai nera: l'intervista ad Antonio Marano ex sottosegretario alle poste di infausta memoria che spera di diventare ministro.
Nel numero di dicembre del 1994 di Nuove Antenne, scrivevamo in prima pagina anticipando quanto poi si è puntualmente verificato con il fagocitamento delle "locali" da parte delle reti: "IL SOTTOSEGRETARIO MARANO ANCORA IN CARICA, EX DIRETTORE E PROPRIETARIO DI RETI TELEVISIVE E RADIOFONICHE, FALCIA IMPRESE E POSTI DI LAVORO", e nel testo dell'articolo: "Antonio Marano sottosegretario alle poste, autore di un progetto di legge sulla emittenza non riconosciuto neppure dal segretario del suo partito Umberto Bossi, è un nemico giurato delle emittenti locali che non siano di grosse dimensioni".
Nella stessa intervista a Millecanali Marano oggi dichiara: "..da due anni ho ricominciato a bazzicare nel partito (nella Lega Nord ndr) occupandomi ovviamente di media"; aggiunge poi che se lo vorranno "per la sua professionalità" è disponibile a fare il ministro delle comunicazioni.
A parte che usando una parola come "bazzicare" l'aspirante ministro mostra in partenza di quale livello potrà essere la sua amministrazione, occupandoci di questo individuo non meritevole per altri versi di interesse, abbiamo inteso affrontare uno dei pericoli che si prospettano oltre a quelli già noti.
Di fronte a questi problemi, le emittenti non possono sperare che la legge 66 venga cambiata spontaneamente dai Marani di turno e nel frattempo correre dietro a Salvatore Cardinale a Michele Lauria e a Vincenzo Vita per compromettere loro la campagna elettorale al solo scopo di vendicarsi.
Sia l'occasione di lotta che abbiamo intrapreso quindi a dare alle locali la fierezza e la forza dirompente di chi sa di essere nel giusto. 
Ma attenzione, il numero delle emittenti che devono recepire questo discorso è di importanza fondamentale e quanti lo hanno capito devono impegnarsi a trasmetterlo personalmente ai colleghi.

 

22 APRILE 2001
PASSA PAROLA (www.conna.it) 
Si allontana sempre più il momento di incertezza che abbiamo registrato la scorsa settimana. 
La cosa che ci aveva irritato maggiormente e che avevamo commentato con durissime espressioni, era il tentativo opportunistico della maggior parte delle numerose radio che dopo i primi allarmati contatti con il Conna, al momento di impegnarsi per una spesa, tra l'altro assai trascurabile, si erano come messe in aspettativa.
Ora, quanti ci conoscono sanno che la nostra associazione dando la priorità alle grandi questioni di difesa e di sopravvivenza è così sguernita nella richiesta di versamento delle quote sociali che riesce a farlo solo nei periodi di calma relativa, al punto che circa 65 nostri iscritti (e se qualcuno avesse dubbi in proposito siamo disposti ad inviargli per E-mail l'elenco) aspettano da mesi la lettera dalla segreteria del Conna contenente il modulo di conto corrente di rinnovo dell'iscrizione.
Nel nostro paese, dove i lestofanti non mancano, si stenta a credere possa esistere un caso che meriterebbe se ne parlasse di più, tanto stride a contrasto con la rapacità di quanti chiedono per prima cosa somme cospicue, salvo in caso di insolvenza del pagamento del salato balzello scrivere lettere di minaccia di adire le vie legali per il "recupero della somma non versata".
Questo discorso per dire che quando è necessario partecipare economicamente per mantenere in vita il nostro impianto associativo, riteniamo doveroso che le emittenti lo facciano, specie se si tratta di sostenere le spese di una azione legale straordinaria, non dimenticando che il Conna non ha mai percepito un solo centesimo dallo Stato come molte associazioni "non profit" ricevono, neppure quando erano previsti rimborsi per la carta con cui veniva stampato il giornale Nuove Antenne.  
Dopo la nostra presa di posizione risentita, infatti, l'atteggiamento delle emittenti è completamente cambiato; oltre al nucleo portante del Conna sparso un po' per tutta Italia che costituisce la solida garanzia del nostro Coordinamento, pronto e ricettivo a tutte le nostre iniziative (numerosi ottimi elementi costretti a vendere purtroppo ce li siamo persi per strada) anche le altre imprese hanno capito quanto alta fosse la posta in gioco e quanto suicida fosse la posizione attendista che avevano assunto.  
Al momento, mentre stiamo mettendo a punto con i legali del Conna il ricorso cui già da ora sappiamo che parteciperanno un notevolissimo numero di aziende, tutte le emittenti che ci seguono potrebbero concorrere a far meglio conoscere il nostro sito www.conna.it, al fine di crescere ulteriormente e darci come obiettivo la possibilità di riuscire a comunicare con la generalità delle imprese televisive radiofoniche locali.  
Mentre scriviamo, leggiamo il numeratore che segna a tutt'oggi 10mila cinquecentododici contatti. Sembrano molti (e lo sono), ma dobbiamo tener conto che sono ancora in tanti a non conoscere il nostro sito, da qui l'impegno comune di renderlo noto con un personale passa parola.

 

20 aprile 2001
EVVIVA!
Che le idee, la strategia e le prospettive individuate dal direttivo del Conna in accordo con i coordinatori periferici risultino le più attuabili e ponderate - nonostante lo spazio di manovra sia molto ridotto per l'azione contraria (e deleteria) svolta dalle altre associazioni - non è la prima volta che lo verifichiamo. 
La prova migliore oggi ci viene dalla notizia che qualcuno tenta di organizzarsi per dar luogo ad un ricorso al Tar esattamente come abbiamo proposto immediatamente non appena la legge 66 è stata licenziata dal Senato (per visionare la serie di nostre comunicazioni "cliccare" nel menu di questo stesso sito su "notizie").
Evviva, non saremo più soli; tuttavia ci domandiamo quale credibilità possano avere certi "condottieri" di associazioni sindacali improvvisate, costituite in tempi recentissimi allo scopo di mettere in difficoltà il Conna che ha 25 anni di attività alle spalle, se prima di assumere una posizione sensata hanno avuto bisogno di un mese di nostro martellamento che insegnasse loro la strada migliore da imboccare.
Polemiche a parte che però hanno lo scopo benefico di mettere a nudo le posizioni per evitare altri equivoci, sarà opportuno che gli avvocati che condurranno i vari ricorsi, prima di presentarli, si coordino fra di loro al fine di evitare nel modo più assoluto che eventuali posizioni discordanti si risolvano in un danno di fondo alla causa comune che interessa le emittenti locali.

 

19 aprile 2001
LA CASALINGA DI VOGHERA
Un distratto che non ha letto ciò che abbiamo scritto in precedenza su questo stesso sito, ci ha chiesto: "perché non facciamo una bella manifestazione a Roma?".
Nei confronti di chi, nei confronti di quali referenti, - abbiamo risposto - dovremmo radunarci e mostrare i nostri muscoli che non sono certo quelli di centinaia di migliaia di persone come Roma è abituata a vedere?
Se qualcuno è disposto ad assicurare 50 pullman e una decina di treni speciali composti da ascoltatori potremmo anche ragionare sull'ipotesi di dar luogo ad una manifestazione oceanica - farebbe parlare di sé e raggiungerebbe anche i candidati in campagna elettorale che hanno ben altro cui pensare -  ma la vedete voi la casalinga di Gioiosa Jonica o di Mortara (perché citare sempre quella di Voghera?) affrontare un lungo viaggio lasciando casa e impegni? 
Via, cerchiamo di essere seri e realisti.
Le manifestazioni si possono anche realizzare con pochi addetti ai lavori in speciali occasioni, quando per esempio è in discussione una legge: duecento persone armate di fischietto davanti a Montecitorio o a palazzo Madama, oppure sotto le finestre di un ministro in carica al pieno dei suoi poteri, come il Conna già una volta ha fatto, possono costituire un elemento di scomodità e quindi di pressione. Ma nell'attuale situazione, a meno di un mese dalle elezioni, anche il vademecum dell'organizzatore sindacale (se esiste) sconsiglierebbe qualsiasi azione dimostrativa.
Gli uffici istituzionali ancora aperti (ma dobbiamo stare attenti al periodo feriale estivo) sono quelli giudiziari e non a caso ci siamo rivolti in quella direzione: gli avventurieri e gli avventuristi sfoghino pure in altro modo le loro confuse frustrazioni personali senza coinvolgere una categoria che tante ne ha viste e che ha solo bisogno di ordine, di legalità e di non essere presa in giro e strumentalizzata da nessuno.

 

18 aprile 2001
VAYA CON DIOS
La maggioranza dei titolari di emittente da tempo è uscita dalla sperimentalità intesa come fatto amministrativo (per la programmazione essa è sempre un tantino necessaria); le radio e le televisioni locali o hanno venduto la propria impresa alle inutili reti nazionali oppure sono state costrette a crescere e a prendere coscienza dei problemi che le assillano.
Sappiamo quindi di rivolgerci a professionisti che spesso hanno cominciato per caso, ma che via via hanno acquistato sicurezza e informazioni necessarie per sentirsi all'altezza di ogni occasione, e se qualche sprovveduto ancora esiste, ci consoli il fatto che nelle migliori famiglie (categorie) il disadattato c'è sempre.
Questo discorso per chiedere agli operatori del settore se ritengono sensata la lotta tutta personale (e crediamo anche di conoscerne i motivi) che viene fatta contro il ministro Cardinale e i sottosegretari Vincenzo Vita e Lauria.
Che significato può avere vendicarsi contro soggetti che ormai sono completamente fuori gioco, che politicamente non contano più nulla, anche se hanno provocato catastrofi sull'onda di quelle precedenti senza avere l'intelligenza e l'onestà di invertire la rotta? 
Perché allora non boicottare la campagna elettorale dell'ex ministro Pagani, dell'ex sottosegretario Giorgio Bogi (quest'ultimo all'origine delle tendenze concentrative della legge Mammì). 
Cosa dovremmo fare nei confronti di Giorgio Bogi che ci denunciò per diffamazione a mezzo stampa (denuncia poi ritirata senza condizioni), andare nel suo collegio di Portovenere in Liguria ad affiggere manifesti contro la sua rielezione?
A parte che riteniamo che iniziative del genere siano anche perseguibili per legge nella stessa misura che un'azienda non può essere diffamata da un'altra, le emittenti locali che difendiamo non avrebbero nulla da guadagnare, né da sperare nella abrogazione delle norme liberticide che costringono le ditte individuali a trasformarsi in società e ad assumere dipendenti (quattro per le televisioni, due per le radio).
Qualche decennio fa - stavamo per dire qualche anno fa, ma ci siamo corretti perché il tempo passa in fretta - era in voga una canzone i cui versi dicevano "Vaya con Dios my darling, Vaya con Dios my love". Ebbene, senza giungere a gratificarli della nostra predilezione, e del nostro amore, possiamo con tutta serenità (a giochi fatti) liquidarli per sempre dicendo a Cardinale, Vita e Lauria: "Andate pure con Dio, e se magari sbagliaste strada e imboccaste la via dell'inferno, finiteci pure, nessuno vi rimpiangerà".

 

17 aprile 2001
LA MASSA CRITICA
Avevamo ecceduto in pessimismo. 
Dopo la nostra presa di posizione che rivelava sconcerto per la difficoltà di prendere contatto con tutte le radio locali ancora esistenti accomunate dai medesimi pericoli, la risposta finalmente c'è stata da parte di un consistente numero di emittenti. 
Altri, che non siamo riusciti a contattare, si aggiungeranno quando capiranno spontaneamente che rischiano di essere definitivamente tagliati fuori dall'unica azione di autodifesa che oggi è possibile effettuare.
Ora possiamo dire che quella che avevamo definito "la massa critica" di adesioni l'abbiamo raggiunta e ampiamente superata. 
Certo non dobbiamo far scoppiare bombe atomiche, ma un piccolo terremoto sul castello di violenza imbastito dalla legge Mammì in poi e sfociato recentemente con legge 66 ci ripromettiamo di provocarlo.
Per ottenere questo risultato, abbiamo dovuto nei giorni scorsi (e tutt'ora), terminate le feste pasquali, prendere contatti con il mondo giudiziario e non ci riferiamo solo agli avvocati che condurranno i ricorsi, ma a ben altre figure istituzionali.
Stiamo facendo un buon lavoro e tempo per scrivere ce ne rimane poco; comunque per domani vorremmo spiegare gli equivoci che certuni stanno seminando con il rischio di trascinare su percorsi sbagliati, totalmente privi di prospettiva, quanti in buona fede pensano che agitandosi e "sfogandosi" possano cambiare le cose stabilite da una legge ignominiosa, ma pur sempre una legge dello Stato pienamente in vigore, attaccabile solo a livello adeguato.

 

9 aprile 2001
APPELLO 
Che non abbiamo sottovalutato il pericolo mortale che le emittenti radiofoniche stanno correndo lo stiamo dimostrando con una assiduità giornaliera nell'informare, nell'organizzare, nel prendere contatti con avvocati e magistrati.
La raccolta delle schede di adesione al ricorso procede bene ma non benissimo. Negli ultimi giorni sono arrivate quelle di Radio Borgo 1, Radio Piper, Video Radio City, Radio Delfino, Radio Stereo Dj Latte e Miele, Radio Espansione, 109 Network, Radio Joy, Radio Club, Radio Sud Orientale, Radioidea, Radio Base 103, Radio Venere, Radio Boomerang, Radio Acquesio e Tele Acquesio che si aggiungono alle altre.
Come abbiamo già detto e scritto, il nostro obiettivo è ambizioso anche se è perfettamente giustificato: far cessare una volta per tutte la serie di canagliate di ogni genere giocate sulla pelle di coloro che intendono proseguire una attività legittima sulla quale vivono ormai intere famiglie.
Per ottenere questo risultato, al limite, basterebbe il ricorso di un solo soggetto, ma conoscendo bene come le cose di giustizia come procedono e quanto sia difficile mettere in evidenza un determinato problema, abbiamo subordinato la buona riuscita della nostra azione ad una presenza di massa di emittenti che mostrino al di là di ogni ragionevole dubbio l'atteggiamento unitario dell'intera categoria decisa a difendersi.
Se si è capita l'enorme importanza della posta in gioco che potrebbe risolvere i maggiori problemi che assillano tutti, chi più chi meno, ognuno non può che sentire la responsabilità di collaborare in tutti i modi (anche inviandoci, scritti proposte e domande alla E-mail conna@conna.it) affinché l'intera operazione non venga compromessa da una sostanziale noncuranza, nonostante i tanti sostegni e gli incoraggiamenti di facciata.

Torniamo pertanto a ripetere che è necessario inviarci con tutta l'urgenza possibile, considerato che ciò che avverrà in questa settimana sarà determinante, la scheda di adesione alla nostra iniziativa pubblicata in questo stesso sito al fax (06/35347131). 

 

10 aprile 2001
UNO SPETTACOLO PIETOSO
Gli avvocati con i quali abbiamo preso contatti preventivi ci hanno fatto notare che i "motivi forti" del ricorso sono al minimo due: il primo, quello della imposizione dei dipendenti, l'altro, gravissimo, la costrizione di trasformare le ditte individuali in società di capitali o in cooperative. 
Ambedue le disposizioni attentano gravemente alla libertà di impresa e di conseguenza ledono i cittadini imprenditori nei loro diritti fondamentali.
Ma ora, operatori radiotelevisivi, ascoltate.
L'appello di ieri che potete rileggere in fondo a questa pagina è praticamente caduto nel vuoto e quindi abbiamo deciso di sospendere questo scritto che ci siamo sforzati di motivare quotidianamente anche nei dettagli, perché stante lo spessore dell'azione legale con le spese e la fatica che comporta, non siamo più disposti a muoverci impegnando tempo e preziose risorse se alle spalle non avremo un vero, convinto movimento di massa.
Una decisione improvvisa questa che sorprenderà molti, ma non accettiamo più di assistere allo spettacolo pietoso di soggetti che dopo le centinaia di consensi iniziali, incoraggiamenti e consigli, non appena comunicata l'entità della spesa che graverebbe su ogni ricorrente, hanno fatto a gara nel nascondersi uno dietro l'altro, sperando che "altri" lavorino anche per loro.
Ci scusiamo in particolare con i delegati regionali che hanno fatto un ottimo lavoro, tuttavia, se non ci sarà una risposta immediata e adeguata per cominciare l'azione legale subito dopo Pasqua, ritorneremo a svolgere la normale attività che la nostra associazione si è sempre sentita in dovere di fare in favore dei suoi associati, ma nulla di più. 

Il direttivo del Conna, Coordinamento nazionale Nuove Antenne 

 

8 aprile 2001
DEDICATO AI DISTRATTI
La scelta di non pubblicare lettere, E-mail e contenuto di comunicazioni telefoniche - anche se abbiamo rinunciato al modo più semplice per fraternizzare e "mugugnare" in coro di fronte ad un grosso pericolo - si è rivelata una decisione sensata, altrimenti avremmo finito per perderci in un mare di diversivi che poco hanno a che fare con l'obiettivo che ci siamo dati: rinviare alla Corte Costituzionale in tempi ravvicinatissimi una legge inaudita che obbliga le radio ad assumere personale.
Non possiamo fare a meno però di rispondere pubblicamente - considerato che l'osservazione ci viene da più parti - a chi ci rimprovera di inserire nel fascio insieme al resto dell'erba (intesa come associazioni parassitarie) l'Anti e l'avvocato Porta.
Qualche lettore di Nuove Antenne meno distratto ricorderà che a più riprese abbiamo affrontato l'argomento Anti in modo molto particolare distinguendo nettamente il Porta degli Anni Settanta, quello che difendeva l'emittenza locale, dall'altro che dalla metà degli Anni Ottanta in poi è totalmente cambiato fino a legarsi mani e piedi al carro dell'Aer insieme al Corallo. 
Inutile ripetere le stesse cose; ciò che possiamo fare in questa sede è riprodurre una "lettera aperta" apparsa sul Nuove Antenne del giugno dello scorso anno, dove si parla anche di emittenti comunitarie e di Bardelli, presidente del Corallo.

LETTERA APERTA A CORALLO E ANTI

 

7 aprile 2001
LA COMMISSIONE FANTASMA
Le chiamate telefoniche che ci vengono da dirigenti di televisioni non iscritte al Conna ogni giorno sono tante. 
Premesso che a noi fa molto piacere sentirli perché contribuiscono a tenerci informati, ci siamo posti una domanda: perché chiamano noi? Non hanno abbastanza soddisfazioni e notizie dalle loro associazioni?
In ogni modo, anche per analoghe richieste che vengono dai nostri associati, ieri non abbiamo potuto fare a meno, in aggiunta alle tante altre cose che abbiamo fatto legate al ricorso contro l'obbligo di assumere dipendenti per radio e televisioni, di muoverci per sapere qualcosa di più sulle ultime concessioni e autorizzazioni per le televisioni.
Diciamo subito che i funzionari del Ministero delle comunicazioni, nonostante tutta la buona volontà di capirci qualcosa, sono costretti a scontare le decisioni sbagliate dei politici che negli ultimi tempi hanno fatto scelte assurde, ripetendo all'infinito antichi errori e guardandosi bene da invertire la tendenza imposta dalla famigerata legge Mammì.
In parole povere il Ministero è in pieno caos, la Commissione che ha redatto le graduatorie è scomparsa dalla scena, non si è più riunita dopo la pubblicazione (con riserva) delle varie posizioni, e forse non potrà farlo neppure la prossima settimana. 
Nel frattempo le iniziali perplessità dei "concessionari" e degli "autorizzati", insieme alle domande degli esclusi, si sono trasformate in rabbia furiosa e si sta facendo strada sempre di più la voglia di far saltare una volta per tutte il meccanismo infernale basato sul capitale e sui dipendenti che ha permesso di primeggiare a soggetti estranei al mondo televisivo e senza neppure in possesso di uno straccio di canale sul quale trasmettere.
Sono pochi i soddisfatti, pochissimi. La maggior parte di coloro che gestiscono una azienda televisiva la cui immagine è stata fortemente compromessa, si pongono una domanda unica: "saranno state pure concessioni fasulle quelle rilasciate del 1994, ma per quale motivo da "concessionario" mi hanno declassato in "autorizzato", a breve distanza dalla fossa comune dove intenderebbero seppellirmi?".
Domande legittime, senza sbocco né risposta, indipendenti dal tipo di governo che si darà il nostro paese nei prossimi mesi. 
Eppure, prevedendo una seconda situazione catastrofica dovuta ad altre "graduatorie" assurde al momento che fossero applicate le leggi vigenti, durante la prima seduta della Commissione consultiva presieduta dal professo Loiodice, così ci eravamo rivolti al vice ministro Vincenzo Vita: "signor sottosegretario, Lei ha l'opportunità di cambiare una serie di situazioni incostituzionali dovute ad una legge (la 223/90) il cui estensore è finito in carcere. Per uscire brillantemente da un circolo vizioso Ella non ha che da riscrivere totalmente una legge sull'emittenza degna di questo nome, tenendo con la mano destra la penna e con la sinistra la Costituzione". 
Sembrava ci avesse ascoltato, poi, invece, poco per volta, finirono per prevalere le lobby e i gruppi di pressione, nonché i "consigli" delle associazioni che conosciamo.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti e ora la categoria deve mostrarsi decisa a cambiarli.  

 

6 aprile 2001
SPESE PAZZE
Oggi alle 18 prenderemo contatto con gli avvocati che dovranno presentare il ricorso al Tar, le idee sono chiare gli argomenti non fanno una grinza. 
Riepiloghiamo.
Siamo di fronte ad equivoci ed abusi così vistosi che in nessun altro paese al mondo e neppure in altri settori della vita italiana si sono mai verificati 
Nel 1994 furono rilasciate abusivamente delle "concessioni" a radio e televisioni in base alla legge 422 del 1993 totalmente prive di valore perché per essere valide avrebbero dovuto essere supportate da piani di assegnazione delle frequenze che non furono mai fatti (articolo 34 comma 5 della legge 223/90): mancava in sostanza l'oggetto della concessione, ovvero le frequenze.
Sempre la legge 422 impose nella stessa occasione alle televisioni di assumere tre dipendenti (aumentati poi a quattro), obbligo palesemente incostituzionale per un già avvenuto pronunciamento della Consulta contro le assunzioni forzate in campo agricolo.
Non basta, In contrasto con il codice civile, i ministri che si sono succeduti hanno costretto le piccole società di persone e le ditte individuali televisive (ora lo si vuole anche per le radio) a trasformarsi in società di capitali, alle quali si è aggiunta la pretesa (è motivo di un ricorso pendente presso la 2a sezione del Tar) del pagamento di canoni e tasse a emittenti che specie al Sud, spesso riportano ricavi di poche decine di milioni di lire annui!
Recentemente poi si è passato ogni limite, ogni confine di buona creanza, imponendo con la recente legge n.66 del 20 marzo 2001 due dipendenti anche alle radio (comprese quelle piccolissime di paese) allo scopo di chiudere loro la bocca definitivamente per lasciare il campo libero alle grandi finanziarie dell'etere.
Questi i principali motivi del ricorso, e ci si scusi se sono di poco conto.
A fronte di argomenti così vincenti, di fronte ad una resa dei conti che aspettiamo da oltre dieci anni che ha scatenato in questi giorni centinaia di telefonate di consenso, al momento che abbiamo scritto che il costo totale ipotizzato per ciascuna emittente si aggirerà sulle 200/300 mila lire, forse anche meno - una spesa trascurabile per la posta in gioco - si è verificata una selezione fra quanti responsabilmente hanno recepito e altri la cui apatia sembrerebbe dar ragione agli affossatori dell'emittenza locale che hanno sempre considerato ondivaghi e inattendibili determinati soggetti. 
I soci di una emittente comunitaria nostra antica iscritta si sono particolarmente risentiti per il titolo dell'articolo "I taccagni" di mercoledì scorso 4 aprile che non era certo diretto a loro. 
Conosciamo molto bene la situazione dei collettivi che si autotassano per coprire le spese generali ai quali il "disciplinare" per le radio, come è avvenuto per le televisioni, chiederà, pur senza imporgliele, garanzie bancarie e numero di dipendenti, mettendoli così in difficoltà rispetto ad altri concorrenti; la realtà però che riguarda principalmente le emittenti commerciali non ce la stiamo inventando. 
Si dice aiutati che il ciel ti aiuta; Il Conna non è certo il cielo, tuttavia la nostra parte la siamo facendo oltre il dovuto e vorremmo che tutti partecipassero con grandissimo entusiasmo alla difesa comune. 
Settembre è lì che arriva e se non otterremo prima delle ferie estive un immediato rinvio alla Consulta di ciò che appare come un grave attentato alla libertà di espressione (le premesse ci sono tutte), ogni radio commerciale dovrà presentare due dipendenti in regola insieme alla domanda di "concessione".
E' bene che invece di soffermarci sui titoli dei nostri articoli che per ragioni di tempo e di lavoro scriviamo con tanta fatica ci si regoli per tempo.  

 

6 aprile 2001
SPESE PAZZE
Oggi alle 18 prenderemo contatto con gli avvocati che dovranno presentare il ricorso al Tar, le idee sono chiare gli argomenti non fanno una grinza. 
Riepiloghiamo.
Siamo di fronte ad equivoci ed abusi così vistosi che in nessun altro paese al mondo e neppure in altri settori della vita italiana si sono mai verificati 
Nel 1994 furono rilasciate abusivamente delle "concessioni" a radio e televisioni in base alla legge 422 del 1993 totalmente prive di valore perché per essere valide avrebbero dovuto essere supportate da piani di assegnazione delle frequenze che non furono mai fatti (articolo 34 comma 5 della legge 223/90): mancava in sostanza l'oggetto della concessione, ovvero le frequenze.
Sempre la legge 422 impose nella stessa occasione alle televisioni di assumere tre dipendenti (aumentati poi a quattro), obbligo palesemente incostituzionale per un già avvenuto pronunciamento della Consulta contro le assunzioni forzate in campo agricolo.
Non basta, In contrasto con il codice civile, i ministri che si sono succeduti hanno costretto le piccole società di persone e le ditte individuali televisive (ora lo si vuole anche per le radio) a trasformarsi in società di capitali, alle quali si è aggiunta la pretesa (è motivo di un ricorso pendente presso la 2a sezione del Tar) del pagamento di canoni e tasse a emittenti che specie al Sud, spesso riportano ricavi di poche decine di milioni di lire annui!
Recentemente poi si è passato ogni limite, ogni confine di buona creanza, imponendo con la recente legge n.66 del 20 marzo 2001 due dipendenti anche alle radio (comprese quelle piccolissime di paese) allo scopo di chiudere loro la bocca definitivamente per lasciare il campo libero alle grandi finanziarie dell'etere.
Questi i principali motivi del ricorso, e ci si scusi se sono di poco conto.
A fronte di argomenti così vincenti, di fronte ad una resa dei conti che aspettiamo da oltre dieci anni che ha scatenato in questi giorni centinaia di telefonate di consenso, al momento che abbiamo scritto che il costo totale ipotizzato per ciascuna emittente si aggirerà sulle 200/300 mila lire, forse anche meno - una spesa trascurabile per la posta in gioco - si è verificata una selezione fra quanti responsabilmente hanno recepito e altri la cui apatia sembrerebbe dar ragione agli affossatori dell'emittenza locale che hanno sempre considerato ondivaghi e inattendibili determinati soggetti. 
I soci di una emittente comunitaria nostra antica iscritta si sono particolarmente risentiti per il titolo dell'articolo "I taccagni" di mercoledì scorso 4 aprile che non era certo diretto a loro. 
Conosciamo molto bene la situazione dei collettivi che si autotassano per coprire le spese generali ai quali il "disciplinare" per le radio, come è avvenuto per le televisioni, chiederà, pur senza imporgliele, garanzie bancarie e numero di dipendenti, mettendoli così in difficoltà rispetto ad altri concorrenti; la realtà però che riguarda principalmente le emittenti commerciali non ce la stiamo inventando. 
Si dice aiutati che il ciel ti aiuta; Il Conna non è certo il cielo, tuttavia la nostra parte la siamo facendo oltre il dovuto e vorremmo che tutti partecipassero con grandissimo entusiasmo alla difesa comune. 
Settembre è lì che arriva e se non otterremo prima delle ferie estive un immediato rinvio alla Consulta di ciò che appare come un grave attentato alla libertà di espressione (le premesse ci sono tutte), ogni radio commerciale dovrà presentare due dipendenti in regola insieme alla domanda di "concessione".
E' bene che invece di soffermarci sui titoli dei nostri articoli che per ragioni di tempo e di lavoro scriviamo con tanta fatica ci si regoli per tempo.


NOTA IMPORTANTISSIMA - oltre alle adesioni AL RICORSO "a voce" (numerosissime) preghiamo di stampare e compilare la scheda pubblicata su questo sito e di spedirla al fax 06/35347131

5 aprile 2001
IL PIAZZISTA
Siamo stati informati che alcuni individui al servizio di una o più associazioni girano l'Italia visitando a turno tutte le emittenti a caccia di iscritti.
Non è la prima volta che ci viene segnalata la presenza di un rappresentante di coloro che si sono arricchiti alle spalle delle radio e delle televisioni, ma non ci erano mai stati riferiti particolari così precisi anche in merito ai discorsi intercorsi fra la "vittima" (il titolare della radio) e il venditore.
La cosa non ci stupisce più di tanto perché il procacciatore di affari pagato a percentuale è una figura comune sia alla fabbrica che produce salumi come ad altre che trattano vernici o concimi chimici. 
Ci domandiamo solo come rispettabilissimi avvocati che aspettano pazientemente dietro le scrivanie dei loro studi non abbiano nulla da osservare in merito alla concorrenza sleale di certi colleghi che i clienti li vanno a prelevare direttamente a casa. 
Ma forse questo appartiene al passato, presto austeri maestri del diritto dovranno per sopravvivere munirsi di "ambasciatori" per far fronte ad arrivisti di tal fatta, che li troveranno già pronti a sgambettarli offrendo tre assistenze legali dietro il pagamento di due.
Comunque questo signore, mentre faceva opera di convincimento per farsi pagare la quota dal riluttante titolare di una radio di Sicilia interessato dall'attività svolta in questi giorni dal Conna in difesa delle emittenti, aggiungeva testualmente: "Quelli del Conna? hanno fatto tante battaglie e le hanno perse tutte".
Questo gratuito denigratore poteva anche non aprire la sua bocca, senz'altro degna di altre orazioni, perché siamo stati noi stessi a renderci conto che la nostra buona volontà non è stata sufficiente a fermare certi processi di distruzione dell'emittenza locale, e lo abbiamo anche scritto anche nella terza pagina del numero di dicembre 2000 di Nuove Antenne (consultabile in questo sito o in www.nuoveantenne.it) sotto il titolo : "Inversione di tendenza", identificando nella magistratura una possibile ancora di salvezza. 
Malgrado ciò, e nonostante avessimo tutti contro - in primo luogo la TOTALITA' delle altre associazioni, e in secondo, l'intero mondo politico interessato a concentrare in poche mani l'informazione - il famoso emendamento alla legge 482 che ha permesso di vivere alle radio che hanno un massimo di 4 trasmettitori della potenza massima di 400 watt ciascuno, è del Conna, scritto sullo stesso computer che stiamo usando in questo momento. 
Quante sono le radio che ne hanno fruito? 
Tante, compresa quella assillata dal piazzista di cui parlavamo sopra.
E la questione Siae? Chi si è dimenticato delle centinaia e centinaia di assegni di 10mila lire versati dai nostri iscritti che hanno condizionato l'Ente al punto tale da immobilizzarlo e costringerlo a trattare i compensi su base equa? E l'azione incessante presso tutte le commissioni istituzionali di cui facciamo parte?
Si dirà, poche cose rispetto alla complessità dei problemi. 
Si chieda però a questi denigratori viaggianti quali vittorie abbiano ottenuto le associazioni di cui sono galloppini che non siano state funzionali ai nemici delle radio e televisioni locali. 
Non c'è un provvedimento, un aiuto, una protesta una azione qualsiasi che abbia fornito un minimo di conforto alle piccole e medie imprese. 
Anzi, la legge Mammì e quelle che sono seguite, la trovata delle "concessioni" fasulle, l'imposizione dei dipendenti, i tranelli giocati ai danni delle piccole imprese e i provvedimenti più liberticidi sono tutti loro. 
E gliene riconosciamo per intero la paternità.

4 aprile 2001
I TACCAGNI
La notizia che oggi ci ha sorpreso maggiormente è quella della riunione del direttivo di una associazione per decidere il da farsi in merito alla situazione che ha creato l'approvazione della legge 66 e la nostra conseguente decisa posizione.
Il nostro stupore non nasce tanto da una normale e responsabile riunione, anzi, spesso ci sorprende il disinteresse che molti operatori ostentano nei confronti di problemi con i quali poi sono costretti a fare i conti, ma dalla perplessità di alcuni soci dell'associazione stessa in rapporto ai costi che il nostro ricorso al Tar comporterebbe.
Vogliamo sperare essi non abbiano letto quanto abbiamo precisato ieri l'altro a proposito della quota di massima che ogni emittente dovrebbe versare agli avvocati che istruiranno la causa, altrimenti timori del genere ci farebbero cascare le braccia, lasciandoci ben poche possibilità di poterle rialzare se non per arrenderci.
Il concetto stesso di "ricorso collettivo" dovrebbe bastare a tranquillizzare al punto tale che non abbiamo avuto esitazioni nel quantificare in 200/300mila lire la spesa per ciascuna emittente, aggiungendo che in rapporto al numero delle emittenti decise a ricorrere essa potrebbe ulteriormente scendere, e stante il massiccio numero di emittenti che in queste ore mandano schede di adesione, ora ne abbiamo praticamente la certezza.
Da notare che in genere le preoccupazioni economiche per tanto poco, vengono proprio da quei soggetti che in altri casi - affatto essenziali - si mostrano di manica larga; qualcuno di questi, per anni, ha perfino rafforzato parassitarie organizzazioni di avvocateria/commerciale versando quote ingenti di iscrizione (e magari lo fa tutt'ora).
Forse non tutti si sono resi conto appieno che il tentativo di affossare le restanti emittenti locali è il più duro (e sfacciato) che mai si è avuto negli ultimi 25 anni, e qualcuno pensa ancora alle spesucce legali di un ricorso collettivo?

3 aprile 2001
IL GOVERNO DI DIO
Non individuare lucidamente la linea di condotta di una azione sindacale è come per un avvocato sbagliare l'impostazione di una causa: il risultato finale non potrà essere buono anche se strada facendo (durante l'iter processuale) verranno apportate tutte le correzioni possibili.
Esaminiamo le possibilità che da alcune parti vengono offerte alle emittenti oppresse dall'imposizione di due dipendenti la cui spesa spesso supererebbe di gran lunga il fatturato.
La posizione del Conna è nota, restii come siamo in genere a rivolgerci ad avvocati e a tribunali per interpretare leggi complicate che vorremmo invece semplici e chiare, improntate al buon senso e non alla convenienza dei gruppi economicamente più forti, una volta tanto abbiamo ritenuto che la strada del ricorso sia l'unica percorribile.
Una seconda linea di proposta suggerisce appiccicose fusioni e creazioni di multisocietà collegate, oppure ancora la costituzione di gruppi che abbiano interessi vagamente coincidenti, esempio: radio/bar/discoteche e magari generi alimentari. 
Combinazioni che prima ancora di essere dichiarate fallimentari risultano risibili perché oltre a snaturare il carattere del mezzo che si troverebbe a dividere con altri attività estranee, toglierebbe agli operatori quella autonomia che rende la radio libera locale (preferiamo ancora definirla così) "libera veramente" di scegliere in tutti i sensi.
Un'altra tendenza è quella che ritiene l'uscita di scena di questo governo risolutrice di tutti i mali.
Siamo perfettamente d'accordo nel pensare che gli attuali ministro e sottosegretari abbiano la gravissima colpa di non aver dato un colpo deciso di timone allontanandosi dalle incostituzionalità della legge Mammì, ma in questo momento è necessario puntare sul modo migliore per uscire da questa situazione dimenticando i rancori personali e gli sfoghi improduttivi.
Si dice invece: "Cambiamo la legge!"
Ecco, fermiamoci qui per un momento e dimostriamo quanto sia fantascientifica e perdente questa ipotesi se non proveniente da un atteggiamento della magistratura Tar/Corte Costituzionale a noi favorevole.
Primo quadro. Le elezioni del 13 maggio vedono un Centro Sinistra vincente; è pensabile che la stessa maggioranza che ha appena approvato la legge n.66 sia disposta a cambiarla?
Secondo quadro. Vince le elezioni quel Centro Destra dal quale è partito "l'input" dell'imposizione dei dipendenti principalmente dalla berlusconiana Frt ma anche da Anti, Aer e Corallo con la benedizione delle Reti nazionali associate.
E' ragionevole anche in questo caso giungere alla conclusione che un nuovo governo invertirebbe la tendenza al massacro delle radio voluta da TUTTE LE FORZE POLITICHE che insieme hanno votato la legge n.66??
Come non bastasse, c'è il fattore tempo che rende impossibile qualsiasi variazione di legge. 
Entro il 30 giugno prossimo la legge n.66 prevede l'emanazione del "disciplinare" che solo un rinvio alla Corte Costituzionale potrebbe fermare o quanto meno condizionare. 
Quindi, neppure un GOVERNO DI DIO imparziale riuscirebbe non appena insediato a cambiare le cose, ed è per questo motivo che raccomandiamo la massima serietà nell'informare tempestivamente con un rapido passa parola quegli operatori che solo a giochi conclusi scoprirebbero che è troppo tardi per difendersi.

2 aprile 2001
IL "MOTIVO FORTE"
Il direttivo del Conna, prima di impegnare l'associazione in una battaglia legale per la libertà di espressione ha atteso lungamente, ha aspettato anni.
Abbiamo sempre accuratamente studiato la situazione generale soprattutto da un punto di vista politico e benché la legge Mammì, e la più ancor "classista" e repressiva legge 422 nel 1994 risultassero delle autentiche vergogne giuridiche apparentemente facili da denunciare, considerato il clima del tempo, non ci siamo fidati di trascinare le emittenti nostre iscritte in avventure senza uno sbocco che desse un minimo di sicurezza.
Esperti radiotelevisivi provenienti da altri paesi stentavano a credere che la legge Mammì potesse prevedere nel delicato campo informativo regole che ponevano in primo piano la potenzialità economica; e l'incredulità aumentava quando leggevano che la libertà di espressione sancita da tutta una serie di norme nazionali italiane e dalla Carta dei diritti dell'Uomo fosse subordinata all'assunzione obbligatoria di personale. 
E quante spiegazioni da parete nostra nel dire che leggi del genere rispondevano di volta in volta al mantenimento di equilibri di governo e quindi della possibile sordità che certi settori della magistratura potevano avere di riflesso anche di fronte a palesi ingiustizie!
In realtà, eravamo alla ricerca di "motivi forti" per poter agire e l'imposizione di tre dipendenti per le televisioni (divenuti poi quattro), pur rappresentando una stortura, non lo erano abbastanza considerato che i titolari delle televisioni, pur di avere un pezzo di carta di concessione in mano - sia pur totalmente privo di valore - si erano in qualche modo adattati ad subire il sopruso.
Gli avvenimenti degli ultimi mesi ci hanno finalmente dato sicurezza perché sono state ancora una volta rilasciate concessioni e autorizzazioni assolutamente prive di valore (sia pure a caro prezzo!) alle televisioni , dove le graduatorie rispondono a criteri insani dovuti alla tendenziosità delle leggi in vigore e, ultimamente, FATTO SCATENANTE, l'obbligo di assumere due dipendenti da parte delle radio.
L'intera categoria finalmente ha un facile motivo di ricorso, per l'esiguità dei fatturati medi riportati dalle emittenti radiofoniche (specie quelle del sud), per una sentenza già pronunciata dalla Corte Costituzionale, e per le pericolose assurdità che creerebbe una simile costrizione se venisse estesa alle centinaia di migliaia di ditte individuali esistenti nel nostro paese.
Ora, innescato il procedimento di ricorso legale che alle emittenti costerà al massimo 2 o 300mila lire, tutto compreso (ma forse anche meno, dipenderà dal numero delle emittenti ricorrenti), dobbiamo semplicemente guardarci le spalle oltre che dalle altre associazioni che hanno suggerito ai politici su come meglio colpire le radio locali, dall'interno delle emittenti stesse, dal disfattismo di molti soggetti, dal loro avventurismo e dalla loro smania di protagonismo.
Per dirne una, ancora in corso di chiarimento, (e speriamo di composizione), nei giorni scorsi un gran numero di emittenti radiofoniche sono state contattate a nome del Conna, avanzando insieme alla richiesta di adesione al ricorso al Tar la proposta di creare... una nuova associazione!
A questo proposito, riproduciamo il contenuto di un piccolo riquadro pubblicato sul Nuove Antenne del novembre 1999 in un contesto totalmente diverso, ma perfettamente adattabile alla situazione che viviamo attualmente. 

"Da più parti ci vengono testimoniati tentativi da parte di associazioni minori di appropriarsi della nostra lunga storia alla maniera dei magliari che si spacciano rappresentanti di grandi marche. 
Da tempo non ci valiamo più di "società di servizi", e ricordiamo che per essere nostri associati è necessario iscriversi al Conna e solo al Conna; agli iscritti viene rilasciata regolare tessera e ai delegati regionali apposita autorizzazione".
 

 

1 aprile 2001
LA DOCCIA GELATA
Questo aggiornamento avremmo potuto intitolarlo "Lo scherzo" (del primo di aprile s'intende) tanto è lo stupore destato in questi giorni in quanti per anni hanno scambiato gli avvocati per sindacalisti, scoprendo improvvisamente di essere stati duramente colpiti da quelli che ritenevano i loro migliori difensori, nell'apprendere che sono stato proprio loro a suggerire ai politici di imporre l'assunzione obbligatoria di personale a radio e televisioni.
Gli affari sono affari recita un luogo comune sempre verde.
Perché certe "associazioni" dovrebbero occuparsi per esempio di 200 piccole emittenti ognuna delle quali pone domande, quesiti, fa in sostanza perdere tempo, quando 20 grosse emittenti (togliendo uno zero), potrebbero "rendere" di più e creare meno problemi?
Dopo 20 anni (gli altri 5 li scontiamo perché il tempo per capire era pur sempre necessario), subita questa doccia fredda, molti titolari di emittente - definiamoli benevolmente non molto pronti di riflessi - hanno cominciato a capire la differenza esistente fra alcune organizzazioni succhiasoldi e una associazione di categoria non profit come il Conna.
Più volte abbiamo cercato di spiegare che la nostra associazione - fatte le debite differenze dovute ai mezzi diversi, carta stampata/etere - si era adeguata allo schema dell'Uspi, l'Unione stampa italiana cui sono iscritti la quasi totalità dei giornali periodici italiani.
L'iscrizione all'Uspi costa poco più di 100mila lire all'anno e versata questa somma non succede praticamente nulla; in pratica, si riceve appena ogni tanto una pubblicazione e la cosa finisce lì perché l'Uspi non manda comunicazioni circolari a getto continuo in fax o in lettera raccomandata, non ha bisogno di fingere un attaccamento morboso per giustificare gli alti costi sostenuti dal "cliente", però quando si tratta di discutere i costi di spedizione dei giornali o la categoria è in seria difficoltà, ecco allora questa associazione presente a tutti i livelli di commissione vendere cara la pelle. 
Inoltre, ai singoli iscritti, quando necessita un consiglio, sono afflitti da problemi o hanno comunque incertezze, per lettera o per telefono sanno dove far capo con le loro domande, e nei casi che escono dalla normalità, possono contare su di un interessamento diretto a loro favore nella sede istituzionale più adatta.
Non è forse questa la nostra linea di condotta che intende assicurare una sponda sicura? 
L'unica differenza fra noi e l'Uspi è che questa riceve sovvenzioni anche dallo Stato, il Conna invece ha dovuto supplire a questa voce mancante con il sacrificio personale dei suoi dirigenti, tutto ciò, in nome della libertà di espressione della quale ai comitati di affari truccati da associazioni di categoria non importa nulla.


AVVISO AI NOSTRI ASSOCIATI
Per le ragioni più diverse abbiamo incontrato difficoltà nel comunicare con le seguenti emittenti nostre associate che preghiamo di mettersi in contatto con il Conna: (in ordine alfabetico) 

CANALE 102 - TERMOLI
CANALE 94 - NOVA SIRI MT
G.P.M. CANALE 94 - NOVA SIRI
LADY RADIO - TERAMO  
PUBLIMUSIC RADIO - CARMIANO (LE)  
RADIO A.N.A. - SUBIACO ROMA  
RADIO AGROPOLI - AGROPOLI (SA)  
RADIO ALFA SRL - CIVITANOVA M. (MC)  
RADIO ANCH'IO - MATERA  
RADIO ANTENNA SUD - MAZARA DEL VALLO TP  
RADIO CANALE 105 - VEGLIE (LE)  
RADIO CON VOI - PRATA PD  

RADIO GIOVANE - SASSARI  
RADIO INTEMELIA - VENTIMIGLIA  
RADIO ITALIA - CORATO BARI  
RADIO LIBERA - MESAGNE MESAGNE  
RADIO LUNA ONE - AVOLA SR  
RADIO MONDO - PRATOLA PELIGNA AQ   
RADIO MONTE KRONIO - AGRIGENTO  
RADIO ONDA D'URTO - BRESCIA  
RADIO ONDA LIBERA - AVOLA SR  
RADIO PIEMONTE/AMICA - B.GO S. DALMAZZO CN  
RADIO PONTE INTERN. - BERGAMO  
RADIO PORTO VERDE - MISANO ADRIAT.  
RADIO RAMA - MANDURIA TA  
RADIO STELLA - STRONA BI  
RADIO STEREO 1O1 - BRA CN  
RADIO STUDIO 105 - LICATA AG  
RADIO UNIVERSAL - CASNIGO (BERGAMO)  
RADIO UNIVERSAL  -VERONA  
RETE SUD SRL - COSENZA  
RTV RADIO - CASTELLUCCHIO MN  
SERAT RADIO - CASEI VOGHERA  

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