CHELI AFFOSSA IL PRESTIGIO DELL'AUTORITA'

ARIDATECE GIACALONE!

tratto dal numero di Dicembre 1998 di Nuove Antenne

Il frontespizio della carta intestata del documento consegnato al Conna dopo la prima convocazione a Napoli da parte del presidente Enzo Cheli ci aveva rassicurato: "Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni". Ci dava fiducia la maiuscola di "Garanzie"; eravamo convinti che l'Autorità, prima di muoversi, prendesse conoscenza delle "regole" stabilite dal 1990 ai nostri giorni, e dopo aver provato un senso di vergogna per l'operato di gente prezzolata, investisse la triade politica composta dal ministro e dai due sottosegretari del compito di modificare in senso democratico la paccottiglia esistente di leggi-truffa negatrici del diritto costituzionale di comunicare. Cheli e i suoi aiutanti invece non hanno battuto ciglio: seguendo l'esempio del sottosegretario Vincenzo Vita - un digeritore e raccoglitore di mostri giuridici sistemati in compitini-collage definiti disegni di legge - hanno "lavorato", copiando e incattivendo ulteriormente quelle regole che non lasciano scampo a quel terzo di emittenti televisive e radiofoniche scampate allo scempio degli ultimi due anni. Sconcerta nel constatare che la Sinistra che ha promosso un referendum per abrogare parte della legge Mammì ritenuta vessatoria, è la stessa che oggi si adopra a favore di quei pochi gruppi imbottiti di denaro, che non paghi di essersi spartiti buona parte dei cervelli dei cittadini, vogliono appropriarsi anche di quegli spazi locali che appartengono alle popolazioni residenti sul territorio. Oscar Mammì ed il suo aiutante Davide Giacalone, nonostante avessero concepito una legge-fotografia che sanciva la conquista dell'etere da parte della Fininvest, scopertamente favorita, NON ERANO GIUNTI A TANTO; avevano lasciato aperte tutte le porte (alla discussione, alle possibili modifiche del loro marchingegno) non costringendo nessuno ad abbandonare una partita fattasi in seguito talmente pesante da scoraggiare anche l'imprenditore più determinato. Dovevano essere altri sinistri figuri responsabili del Ministero delle poste a varare la 422 del 1993 e altre leggi che ponevano tutta una serie di ostacoli sulla strada delle televisioni locali che a differenza dei giornali non chiedevano soldi allo Stato, ma semplicemente di essere lasciate economicamente in pace e di avere finalmente assegnata una frequenza non interferita da un piano che mai si è voluto concepire. E' disposto Cheli e i suoi consiglieri ad andare fino in fondo su questa strada che lo pone fuori da quelle norme di rispetto collettivo che il presidente di una autorità dovrebbe avere? Si è accorto che i compiti dell'Autorità sono stati ampiamente travisati trasformando una funzione di controllo sul lavoro degli altri in quella persecutoria di un organo cieco di pianificazione? E' al corrente che tutte le norme recepite e notevolmente incattivite porteranno alla totale chiusura di imprese che in qualche modo oggi ancora assicurano lavoro e sono fonte di preziose esperienze di carattere tecnico, scientifico, sociale e democratico? Il Regolamento (di conti, aggiungiamo noi) lo pubblichiamo integralmente; la raccolta avvenuta a Napoli della schifezza, della schifezza, della schifezza (direbbe Eduardo), delle leggi che hanno distrutto 2/3 del patrimonio di comunicazione locale, rende nemici acerrimi delle imprese televisive e radiofoniche coloro che avevano il dovere di ristabilite giustizia ed equità.